Rosa Dente ved. Battino.

Alla ricerca di Rosa Dente.

Abbiamo un’attestazione della presenza di Rosa Dente nel nostro territorio solo dal documento che abbiamo inserito nel §. 4.1., tratto dall’Archivio Storico del Comune di Casalecchio e a lungo abbiamo disperato di poter anche solo vagamente identificare la sua storia.

Poi abbiamo trovato il suo nome e le sue generalità all’interno dell’elenco degli ebrei stranieri presenti a Bologna, contenuto in un faldone dell’Archivio di Stato, che ci ha confermato il suo passaggio a Bologna e Casalecchio. Così abbiamo potuto constatare che è proprio lei la Rose Dente, di cui si parla nel libro di Gianni Orecchioni [1] dedicato a ricostruire le vicende degli ebrei internati nel campo di Lanciano.

Rosa infatti compare nel testo di Orecchioni in quanto sorella di Leon Dente, detto Nello, un ebreo nato nel 1903 a Corfù, ma di nazionalità inglese, residente a Imperia (in Liguria), dove lavorava come dirigente della SAIRO e viveva con la moglie, Iole Moscato, una giovane ebrea romana, e con la madre vedova, Battino Fortunata, appunto la stessa madre di Rosa.

Per effetto delle leggi razziali italiane e della guerra, Nello Dente paga la doppia colpa di essere ebreo e pure nemico con la sospensione e poi la perdita del lavoro e dello stipendio, il sequestro dei propri beni (macchina e casa ad Imperia) e con la domiciliazione coatta sua e di tutta la sua famiglia.

Viene infatti internato prima a Montechiarugolo di Salsomaggiore, in provincia di Parma, poi trasferito a Pizzoferrato con Iole ed altri inglesi ed ebrei, quindi a Lanciano, in provincia di Chieti, in Abruzzo,  il 26 settembre 1941, in situazioni a volte accettabili logisticamente, altre decisamente disagevoli, completamente dipendente nei bisogni e nelle scelte di vita dalle autorità italiane.

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[1] G. Orecchioni I sassi e le ombre : storie di internamento e di confino nell’Italia fascista. Edizioni di storia e letteratura, Roma 2006

 

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