Ugo ritorna
Anche per Gino Del Vecchio il ritorno alla normalità dopo la guerra sarà doloroso e tormentato.
A lungo irreperibile per le autorità che lo cercano per definire la sua situazione, soprattutto l’A.B.E., l’ufficio della prefettura che cerca di verificare la situazione in cui versano gli ebrei, che cerca di rintracciarlo anche a Roma, dove risulterebbe impiegato in un ministero presso il quale però non viene rintracciato, egli stesso si farà vivo il 1 dicembre 1945, chiedendo di poter essere reintegrato del possesso del suo appartamento a Bologna, in via Borgonuovo 17.
Nella domanda avanzata alle pubbliche autorità ricorda il figlio più piccolo, morto a Gaggio Montano nel corso di un bombardamento e dice che anche il più grande, Ugo, è prigioniero in Kenia ( vedi doc. sopra).
Ma almeno questa sarà una storia a lieto fine, perché nel 1946, dopo anni di prigionia sotto gli inglesi, il figlio Ugo sarà finalmente rimpatriato e potrà tornare a casa.
Catturato infatti in A.O.I. (cioè in Africa Orientale Italiana, le terre dell’impero fascista) il 21 maggio del 1941, quando cade l’ultimo presidio italiano della Migiurtinia, la zona situata nella parte nord-orientale della Somalia, l’estrema propaggine del Corno d’Africa Ugo viene internato dagli Inglesi in un campo keniota, quasi certamente quello di Nairobi, dove morì anche il duca d’Aosta. Ugo Del Vecchio lì rimarrà ben oltre il termine della guerra, potendo ritornare in patria solo il 5 dicembre 1946, dopo ben 5 anni e mezzo di prigionia e facendo rientro in Italia, via Napoli, il 18-12-‘46.
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