L’arresto e la deportazione a Fossoli

Poi, dall’autunno del ’43 scattano i provvedimenti che per tutti gli ebrei presenti sul territorio della Repubblica Sociale prevedono l’arresto obbligatorio.

In questo momento difficile la famiglia di Renato Salem ha abbandonato la casa di Bologna, in via Bellinzona 3 (dove nel frattempo si era trasferita da via Arienti 6-8), per rifugiarsi a Zocca : sono annotati infatti nel registro degli sfollati del Comune modenese oltre a Renato, la moglie Contessa Caterina Cassoli, i figli Enrico e Maria Grazia e la domestica Erminia Fiori. I Salem risiedono a Ca’ Severo, in  Zocca capoluogo, dove intrattengono buoni rapporti d’amicizia con alcuni abitanti del luogo, tra cui il dottor Natale Mascagni ed Ada Frassineti.

In seguito ad una denuncia anonima, però, il 5 dicembre 1943 Renato viene arrestato dai Carabinieri di Zocca ( su disposizione della Questura di Modena, trasmessa dalla tenenza dei Carabinieri di Pavullo) e successivamente è tradotto ed internato nel campo di concentramento di Fossoli (vedi doc. allegato ). Non vengono arrestati invece i famigliari, per i quali viene fatta valere la condizione di appartenenza alla razza ariana ed alla religione cattolica.

 

Avviso alle questure di Bologna e Trieste della deportazione di Salem Renato per attivare il sequestro dei beni e (sotto) l’affido dei beni sequestrati alla moglie “ariana” di Renato Salem.
Avviso alle questure di Bologna e Trieste della deportazione di Salem Renato per attivare il sequestro dei beni e (sotto) l’affido dei beni sequestrati alla moglie “ariana” di Renato Salem.

 

Tuttavia Renato Salem non rimane a lungo a Fossoli. Una decina di giorni dopo, il 14 dicembre 1943, una lettera spedita dalla Questura di Modena al Comando della stazione dei carabinieri di Zocca e -per conoscenza- al Podestà di Zocca, avvisa che egli è stato rimesso in libertà perché per il momento, in base alle disposizioni del Ministero degli Interni, le famiglie miste di ebrei ed ariani non devono essere arrestate, ma solo attentamente vigilate.

Nonostante ciò, una volta fatto ritorno a Zocca, Renato Salem viene fermato di nuovo e portato a Bologna, dove la moglie, sfruttando le buone conoscenze in ambiente fascista, riesce a farlo liberare proprio mentre lo stavano facendo salire su un treno per avviarlo al campo di concentramento. (2)

Nel frattempo è disposta l’immediata confisca di tutti i suoi beni mobili ed immobili e si dà mandato all’EGELI (vedi scheda a fine paragrafo) di incamerarli. Sarà ancora la moglie “ariana” a cercare di salvaguardare almeno una parte del patrimonio di famiglia (vedi doc.)  facendosi nominare custode dell’immobile di via Bellinzona e di tutti i beni lì contenuti, per sottrarre almeno quelli alla voracità di un regime che quanto è più vicino al tracollo, più ha bisogno di risorse economiche e umane.

 

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(1) Il maresciallo Maggiore Remo Di Biagio-comandante della stazione- e il maresciallo d’appoggio Giovanni Napolitano- della stazione di Modena San Pietro- che redigeranno poi il verbale d’arresto, riportato in Walter Bellisi -Braccati. La persecuzione antiebraica nel Modenese e nell’Alta Valle del Reno (Bologna) 1943-1945. Ed. Il Fiorino.

(2) Testimonianza di Ada Frassineti, riportata in Walter Bellisi -Braccati. La persecuzione antiebraica nel Modenese e nell’Alta Valle del Reno (Bologna) 1943-1945. Ed. Il Fiorino.

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