Irreperibili
Con l’entrata in vigore delle disposizioni della Repubblica sociale nel novembre del ’43, che prevedono l’arresto immediato per tutti gli appartenenti alla razza ebraica, i Finzi si dileguano da Casalecchio e vengono dichiarati “irreperibili” dalle autorità (vedi doc. sotto ).
I loro beni, in parte affidati a vicini, si volatilizzeranno nel corso del ’44. Nel ’45, al loro ritorno dalla clandestinità, durante la quale raccontano di essersi nascosti precariamente e di essere stati costretti a “vagabondare” nelle campagne e in montagna (vedi doc. sotto) dal novembre del ’43 fino al giorno della Liberazione di Bologna 21 aprile 1945, inizia la battaglia legale e burocratica per recuperare i loro averi, a partire dalla radio, sottratta e venduta dalla vicina cui la avevano affidata, fino al mobilio e ai risparmi, confiscati dal solito E.G.E.L.I.
Dai documenti conservati all’Archivio di Stato i Finzi appaiono assai provati dall’anno e mezzo in cui si sono resi irrintracciabili. Particolarmente scossa risulta la grafia di Elena Levi (vedi doc. sotto), che chiede di essere assistita nel reinserimento nelle graduatorie per l’insegnamento, da cui è stata esclusa e non ancora reintegrata per motivi razziali, spiegando di essere stata spogliata di tutti i propri beni nel corso della politica antisemita fascista e di aver avuto la casa sinistrata.
Anche la figlia, già iscritta a Ca’ Foscari, nella facoltà di Lingue, chiede un sussidio per lo studio, a causa delle confische, delle sottrazioni e dei danni di guerra subiti.
Ormai trasferiti a Bologna, in via Aldini 164, i Finzi lasciano Casalecchio.
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