L’inverno del ‘44
Gino Del Vecchio figura amministratore dei beni immobili dei quattro figli, ereditati dai nonni paterni, che hanno loro lasciato quattro immobili a Bologna, tra abitazioni e fabbricati ad uso industriale.
Per poter continuare a tutelare gli interessi dei figli e amministrarne i beni, Gino Del Vecchio perciò farà per due volte istanza per ottenere la “discriminazione”: il 10-3-’39, senza ottenerla ed il 3/08/1940 conseguendo finalmente esito favorevole, in data 23/09/1940.
Le nuove disposizioni antisemite, infatti, impedivano agli ebrei tra le altre cose di poter amministrare per minori beni – vedi scheda sulla discriminazione al §3.1.7.
Gino Del Vecchio e la sua famiglia non risiedono a lungo e stabilmente a Casalecchio : sono frequenti gli spostamenti , che li portano a Bologna, poi a Sasso Marconi.
Alla fine del’43 la famiglia si rifugia a Gaggio Montano, dove il 5-6-’44 muore la madre di Gino, Alessandrina Bacquis, e dove il figlio Raffaele, “Lello”, si avvicina alla Resistenza ed entra a far parte della brigata di Giustizia e Libertà di montagna alla precoce età di sedici anni. Sarà infatti partigiano ( e ufficialmente riconosciuto tale dal 15/6/’44 al 6/11/’44 [1] ) dalla tarda primavera del ’44 fino alla morte, avvenuta in novembre: una breve stagione, come la sua vita.
Nel ’44 le disposizioni di confisca dei beni ebraici della repubblica sociale minacciano le proprietà dei Del Vecchio: Gino Del Vecchio tenta, attraverso vari atti legali di salvaguardare i figli, tutti considerati “ariani”, facendo presente che i beni sono di loro proprietà, ma la confisca dell’ E.G.E.L.I. scatta ugualmente il 4-4-’45, nonostante un ultimo intervento della figlia Ginetta di rivendicarli, al solito attestando la propria diversa appartenenza razziale.
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[1] Vedi Dizionario Biografico Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945).a cura di A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri.