Catturati

Nissim, Matilde, Beniamino, Camelia e Roberto nonostante le precauzioni, furono tutti catturati tra il novembre e il dicembre del 1943, quando ormai si era costituita al Nord la Repubblica Sociale Italiana e i tedeschi erano divenuti un esercito di occupazione.

In base alla documentazione che possediamo sappiamo che fu Roberto, il figlio più piccolo, nato il 25 settembre del ’29, il primo (1) ad essere fermato a Bologna il 5 novembre 1943, e a soli 14 anni ad essere richiuso nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte, col numero di matricola 8252.

Poi toccò a Nissim, preso il 17 novembre e portato anch’egli a San Giovanni in Monte, dove fu immatricolato col n.° 8409, lì ritrovando il figlio ultimogenito.

Infine anche Matilde e Camelia furono arrestate a Savigno il 1° dicembre 1943 ed internate insieme nella sezione femminile del carcere bolognese, dove furono registrate rispettivamente con i numeri 1745 e 1746, come si può vedere dalle foto delle loro matricole pubblicate sotto.

La matricola di entrata (sopra) e quella di uscita (sotto) dal carcere di Matilde Hakim, moglie di Nissim.
La matricola di entrata (sopra) e quella di uscita (sotto) dal carcere di Matilde Hakim, moglie di Nissim, nelle nostre foto realizzateal carcere di Bologna della Dozza.

Per un solo giorno quasi tutti i Matatia si ritrovarono insieme senza saperlo a San Giovanni in Monte, tra l’1 e il 2 dicembre ‘43: Nissim, Roberto, Matilde e Camelia, seppure internati nei due settori separati, maschile e femminile. Tutti, tranne Beniamino, “Nino”, che il 1° dicembre era sfuggito -non sappiamo come- alla cattura a Savigno, dove comunque viveva insieme alla madre e alla sorella. Tuttavia, solo pochi giorni dopo anche Nino fu catturato il 4 dicembre ancora a Savigno e a sua volta fu condotto a Bologna, imprigionato ed immatricolato nella sezione maschile del carcere, col n.°8671.

La matricola di entrata a San Giovanni in Monte di Camelia Matatia, in una nostra foto realizzata al carcere di Bologna della Dozza.
La matricola di entrata a San Giovanni in Monte di Camelia Matatia, in una nostra foto realizzata al carcere di Bologna della Dozza.

 

(1) Ben diversa è la narrazione che fa di questo episodio Roberto Matatia, che nel suo romanzo I vicini scomodi immagina che al momento dell’intercettazione di Roberto, il figlio più piccolo dei Matatia, da parte di alcuni agenti nel centro di Bologna dove padre e figlio erano soliti incontrarsi, il padre subito sopraggiunto, lo avesse fiancheggiato, facendosi arrestare insieme a lui, vedi pagg. 95-96.

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