La politica razziale a scuola

In effetti dall’entrata in vigore delle leggi antisemite, il governo con successive circolari, tramite il Ministero degli Interni, spedisce una serie di direttive destinate a ostacolare, limitare e impedire gran parte delle attività ebraiche, dalle più rilevanti alle più semplici e marginali.

L’istruzione, peraltro, era stato uno dei primi settori in cui la discriminazione antisemita era stata applicata : quando non erano ancora state emanate le disposizioni razziali generali, è cosa nota che con legge del 5 settembre 1938, denominata «Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista», si stabilì di espellere “da tutte  le scuole del regno” alunni ed insegnanti ebrei, che furono costretti  a  provvedere  diversamente  o  alla  loro  educazione  o  al  loro sostentamento ( vedi la storia dei Matatia ), il che da un lato provocò un esodo verso l’estero di tante eminenti personalità del mondo scolastico ed universitario italiano, dall’altro il sorgere di tante iniziative autogestite di ebrei o delle comunità ebraiche per continuare ad assicurare istruzione e dignità a tanti studenti e professori italiani di origine ebrea.

In particolare appare davvero puntigliosa la volontà delle autorità di impedire o ridurre al massimo la visibilità della presenza ebraica in campo culturale, compresa quindi anche l’assegnazione di premi intitolati a figure appartenenti al mondo ebraico e la celebrazione di eminenti personalità di origine israelita.

 

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