Domestici “ariani”

Eugenia Rachele vivrà fino al 14 dicembre 1941, non tanto per sperimentare fino in fondo anche le ultime e più pesanti disposizioni antisemite, ma abbastanza per subire in prima persona proprio nei suoi ultimi anni le piccole e grandi vessazioni, ogni giorno nuove, dal regime fascista inflitte agli ebrei in quegli anni.

Secondo un iter, che si replica anche nelle famiglie dei suoi figli, per prima cosa la Salem si troverà costretta a fare richiesta scritta di autorizzazione a mantenere al suo servizio i domestici – due camerieri, una cuoca e l’autista – tutti ariani, alcuni anziani ed al suo servizio da anni.

Tra i provvedimenti limitativi che colpirono le famiglie ebree abbienti, infatti, ci fu il divieto di avere o mantenere alle proprie dipendenze personale “ariano”, cioè non ebreo. Questa disposizione ovviamente non colpì solo i datori di lavoro ebrei, ma anche i domestici, spesso occupati da molti anni presso le stesse famiglie, costringendoli a cercare impiego altrove, non essendo spesso nelle condizioni di farlo.

E’ proprio questo il caso di un’anziana domestica di Eugenia Rachele, settantaquattrenne,  nata l’11-7-1864 a Bagnacavallo, al servizio dei Salem da più di venti anni e troppo vecchia per ricominciare altrove, per la quale si spende in special modo Eugenia Rachele nella sua richiesta di ottenere una deroga dalle nuove disposizioni, che otterrà comunque, dopo tante carte, in data 30-1-’39.

La domanda di Eugenia Rachele Salem per mantenere al proprio servizio i domestici ariani. Il segno verticale blu marcato dalle autorità in basso, evidenzia la dichiarazione sprezzante verso gli ebrei di Eugenia R. Salem.
La domanda di Eugenia Rachele Salem, su tre facciate di fogli protocollo, per mantenere al proprio servizio i domestici ariani. Il segno verticale blu marcato dalle autorità in basso, evidenzia la dichiarazione sprezzante verso gli ebrei di Eugenia R. Salem.

 

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