Un iter già noto : domestici, discriminazione, radio
Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1904, immigrato da Ferrara a Bologna con la famiglia il 28/12/1915, Adolfo Neppi nei vari carteggi e interscambi burocratici con le autorità fasciste dichiara di essere un imprenditore, proprietario del Laboratorio Farmaceutico ‘G. Belluzzi’, situato in via Rialto n. 23, e di essere inscritto nei ruoli di R. M. categoria A, per un imponibile annuo stimato in £ 45 000.
Coniugato con Maria Ravenna, figlia di Giuseppe ed Emilia Norsa, nata a Mantova nel 1882, ma vissuta a Ferrara e proprietaria nella città estense di alcuni immobili di un certo valore, Adolfo ebbe da lei il figlio Guido, nato a Ferrara il 23/06/1905.
Al momento dell’entrata in vigore delle leggi razziali, la famiglia di Adolfo Neppi viveva a Bologna in via Zamboni, 53. Insieme a loro abitava anche una infermiera ‘ariana’ diplomata (in ostetricia), di nome Fedora Monticelli, nata a Copparo (FE) il 3/9/1890 e che risultava domiciliata a Ferrara, in via Coperte n. 51. Dato però che le leggi razziali impedivano agli ebrei di tenere al proprio servizio personale di origine ariana, anche Adolfo Neppi dovette chiedere il permesso delle autorità per mantenere Fedora Monticelli alle proprie dipendenze.
Adolfo Neppi, come i suoi fratelli, chiese anche la discriminazione, che però a lui venne negata. Sarà l’unico dei quattro fratelli stabiliti a Bologna a non ottenerla.
Dovrà da subito perciò affrontare più disagi dei suo fratelli, per esempio sarà costretto a cedere la radio, che ormai gli è proibito detenere come a qualsiasi ebreo non discriminato, e che lui “venderà” a suo fratello, Vittorio Neppi ( vedi doc. sotto), disdettando l’abbonamento alle Radioaudizioni.