Deportata
Al suo ritorno, e non da riparo clandestino, bensì dalla deportazione in Germania, secondo quanto abbiamo rilevato all’Archivio di Stato ( vedi doc. sotto), per anni Irma Zaccuti cercherà di ritornare in possesso delle sue proprietà, iniziando un lungo iter burocratico, assistita dall’Avv. Sergio Neppi, che la metterà in rotta di collisione con lo stesso comune di Casalecchio di Reno.
Invitato infatti a rispondere della destinazione dei beni custoditi nei magazzini comunali dall’E.G.E.L.I., ormai trasferito a Roma, in via dei Sabini 7, farà presente che ben poco è rimasto, per le distribuzioni fatte ai sinistrati e quanto trasportato alla villa di Federzoni, dove era il comando tedesco.
Di tutti gli arredi e beni di pregio di proprietà della Zaccuti è impressionante costatare cosa sia effettivamente stato possibile recuperare e restituire all’interessata : pochi attrezzi da giardino danneggiati e qualche altra carabattola.
L’indennizzo ricevuto, tardivo e sottostimato rispetto alla valutazione del danno ( £. 42.000, più altre £. 174.000 circa, queste ultime nel ’50 ancora da liquidare, contro le richieste £. 2.186.587, stando a quanto risulta dall’Archivio di stato –link), non poteva risarcire né della sottrazione materiale subita, né della spoliazione di ricordi personali e memorie familiari.
Irma si trasferisce a Bologna nel 1953, lasciando come recapito di destinazione l’ attuale indirizzo della sede della Comunità ebraica di Bologna, via Gombruti 9.
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