Osservazioni conclusive sui fatti di Medicina.

Grazie a queste fonti, i dubbi legati alla ricostruzione dei fatti di Medicina che nutrivamo all’inizio, possono in parte essere risolti con una certa sicurezza, in parte possono trovare solo risposte ragionate e ragionevoli.

I partecipanti alla spedizione

Riteniamo che il numero dei partecipanti all’azione debba coincidere con quello indicato da Trerè, soprattutto in considerazione del fatto che la fuga dalla Villa avvenne con due feriti ed un’auto sola, quella sequestrata al rag. Marabini, ma anche perché, informato della situazione, il Maresciallo Maggiore Roggero stimò di poter affrontare quel gruppo contando su tre uomini, oltre a sé stesso; crediamo che pure l’identificazione dei partecipanti all’azione, stante anche la testimonianza di Dino Ciani, sia quella attestata dallo storico locale di Medicina.

Corbari quindi fu presente e partecipe ai fatti di Medicina del novembre ’43 ? Noi siamo convinti di sì, anche se probabilmente non con il protagonismo che gli viene attribuito da alcuni, poiché è stato fatto confluire su di lui un insieme di atti e decisioni che probabilmente anche altri presero, oltre a lui o con lui. Ma a non dichiararlo presente a Medicina (senza negarlo) sono solo poche testimonianze, che non si esprimono mai esplicitamente su questo dato in sè, limitandosi a glissarci sopra.

L’importanza di chiarire la presenza del Professor Avoni durante l’incursione

Era presente in casa sua il Professor Avoni la sera del 4 novembre 1943 ? L’unica attestazione contraria, è quella del Carlino dell’agosto ’44, che annuncia la morte per mano di ignoti del Professore.

Che interesse avrebbe avuto il Carlino a sostenere che il Professor Avoni non era presente a casa sua in quella data, se non fosse stato vero ? Vedremo bene in seguito, man mano, che ruolo abbia avuto il Carlino durante tutto il periodo della Repubblica Sociale Italiana nell’ambito dell’informazione cittadina, ma possiamo anticipare fin da ora che, differentemente da Avvenire, affiancò e sostenne le forze nazifasciste, esprimendo sempre posizioni di allineamento nei confronti delle autorità, esercitando in ciò un preciso orientamento dell’opinione pubblica bolognese. Tanto è vero che quando gli Alleati presero in mano la città, dopo la Liberazione, ne sospesero la pubblicazione e ne consentirono la ripresa solo col cambio di testata (non più Il Resto del Carlino, ma Corriere dell’Emilia poi Giornale dell’Emilia, dal 17-7-’45, quando ridivenne autonomo nella gestione. Solo molto tempo dopo, ben otto anni, dal 4 novembre 1953, il quotidiano, dopo un referendum tra i lettori,  riprese la sua storica denominazione).

Affermare che il Professor Avoni il 4 novembre 1943 non era in casa sua, significava sostenere che se in quella occasione il Professor Avoni non era stato ucciso, ciò era dipeso esclusivamente dalla sua assenza, mentre se fosse stato presente non ne sarebbe uscito vivo, perché l’irruzione nella sua Villa era in realtà un raid diretto contro la sua persona, come dimostrava la sua uccisione successiva. Dunque, solo il fatto che fosse presente in quella circostanza e non sia stato ucciso, può invece attestare l’esatto contrario.

Noi, con Trerè, riteniamo che il Professor Avoni fosse presente nella sua abitazione il 4 novembre 1943 e che non sia stato ucciso perché per la banda del camion fantasma non era lui l’obiettivo dell’azione.

Quale fu l’obiettivo dell’azione ?

Quale fosse l’obiettivo dell’azione, come e quando sia maturato, sono altre questioni ancora, decisamente più rilevanti, anche al fine di chiarire molte delle altre.

Corbari durante una rappresentazione teatrale. E' l'ultimo a destra, vestito da prete.
Corbari durante una rappresentazione teatrale il 19 marzo 1939 con la compagnia filodrammatica Berton di Faenza. E’ l’ultimo a destra, travestito da prete, a riprova della sua vocazione al teatro. http: //www. id3king.it/

 

Noi riteniamo che, data la ricostruzione dell’insieme delle vicende che animarono il giovedì 4 novembre ’43 per i cinque giovani faentini, confermate dalle indagini dei Carabinieri, il gruppo sia arrivato a Medicina e a Villa Avoni senza un piano preordinato e meditato, ma per effetto di circostanze casuali. La volontà dei cinque giovani ribelli era stata inizialmente quella di continuare ad armarsi e a garantirsi scorte di mezzi. Dei tre autoveicoli requisiti, conservarono il più veloce (l’auto di Marabini)  e il più capiente ( il camioncino Fiat Topolino), evidentemente con l’intenzione di riempirlo. Quando non poterono farlo con armamenti sottratti alla caserma di Conselice, per la reazione dei carabinieri, il loro tragitto li portò, per scarti successivi, a Medicina e a Villa Avoni, dove chiesero cibo e ricovero per la notte e si accomodarono a tavola. La questione del taglio dei fili del telefono è importante a significare, se davvero è avvenuto prima del loro ingresso in casa, che le loro intenzioni non prevedevano di limitarsi solamente a scroccare una cena ad un noto fascista benestante, sulla tipologia di uno dei copioni più replicati da Corbari. Ma era evidente che si ripromettevano altro, probabilmente durante la notte.

Uno dei fogli che garantiva il risarcimento per una requisizione di Corbari.http://www.id3king.it/
Uno dei fogli che garantiva il risarcimento per una requisizione di Corbari.http://www.id3king.it/

 

Sul fatto che i fili del telefono siano stati tagliati prima dell’ingresso in casa, il Trerè appare molto sicuro, senza mai giustificare fino in fondo i motivi della sua certezza: forse per questa ragione i giovani faentini non avevano lasciato fuori nessuno di guardia, forse per lo stesso motivo il professor Avoni non aveva potuto avvisare telefonicamente la caserma di Medicina dei suoi sospetti, chiedendo l’intervento dei Carabinieri, ed era stato costretto a ricorrere al fidanzato della Melia Gaiani ( ma avrebbe anche potuto essere altrettanto plausibile che non avesse voluto farsi sentire da qualcuno di loro mentre telefonava, in un’epoca in cui i telefoni erano fissi e anche nelle case più benestanti gli apparecchi telefonici avevano una sola postazione, generalmente al centro della casa ed esposta-non lo sappiamo), forse sorretto nella certezza dalla testimonianza,  non esplicitata su questo particolare, di Dino Ciani.

Certo, se i fili del telefono fossero stati tagliati solo dopo lo scontro a fuoco, per proteggere la ritirata, quando però la concitazione e la fretta, oltre alla necessità di assistere i feriti, avrebbero rubato tempo prezioso alla fuga, nella quale i cinque furono invece in grado di sorpassare anche i due sull’Ardea che erano partiti in anticipo su di loro, potremmo fare altri ragionamenti e magari escludere del tutto che il gruppo progettasse altro, oltre alla beffa di mangiare e bere a spese di un noto fascista.

Stante tutto questo, riteniamo che essi progettassero di sfruttare l’accoglienza a Villa Avoni per ‘alleggerire’ i loro ospiti e garantirsi un approvvigionamento di mezzi e beni per sostenere la loro clandestinità e finanziare la loro lotta. Ci sembra invece di poter escludere l’intenzione di arrivare ad una aggressione o ad uno scontro con le forze dell’ordine : il più colpito fu il povero vicebrigadiere, che fu frainteso tragicamente nelle intenzioni, scatenando lo scontro, mentre l’uomo che probabilmente fu più pericoloso, il Maresciallo Maggiore Roggero, ferito, fu finito con un solo colpo; gli altri furono tutti risparmiati, a partire dagli Avoni, tranne il giovane Dante Donati, la cui comparsa dall’alto potè forse suscitare una reazione automatica, oppure li spaventò o invece fu determinata da proiettili vaganti.

Fino a che non si potranno avere altri dati (testimonianze, documenti, ecc.) ci sembra al momento che non si possa aggiungere o variare altro di questa ricostruzione.

< Vai al paragrafo precedente

Leggi il paragrafo successivo >

Chiudi il menu