Tra i fucilati, un caso esemplare: Francesco D’Agostino

Francesco D'Agostino.
Francesco D’Agostino.

 

3.6.1. Dalla nascita nella comunità italo-albanese alla laurea a Napoli

Francesco D’Agostino nacque a Cassano Jonio, in provincia di Cosenza, l ‘8 febbraio del 1882 da Gioacchino Vincenzo, capostazione, e Maria Chiappetta, una coppia con numerosi figli, appartenente alla locale comunità arberesc, cioè alla minoranza linguistico-culturale italo-albanese, così diffusa nella zona.

Francesco, pur tra grandi sacrifici, potè studiare e iscriversi all’università, nella facoltà di medicina, prima all’università di Roma, poi dal terzo anno a quella di Napoli, dove si laureo’ il 22 luglio 1907. Allievo apprezzato di Cardarelli e del  professore von Schrön, fece pratica chirurgica col Prof. D’Antona, poi col Prof. Padula.

Appena ebbe finito il corso universitario, divenne medico condotto a Plataci, proprio nel centro dell’area abitata dalla comunità italo-albanese cui apparteneva, ma venne ben presto richiamato per il servizio di leva presso la Scuola di Sanità militare di Firenze, da dove l’anno dopo, quale Sottotenente medico di complemento del 48° Fanteria, venne inviato sui luoghi del terremoto che il 28 novembre 1908 colpì la Calabria e la Sicilia. Lì, per l’abnegazione, lo spirito d’iniziativa e di sacrificio dimostrati nell’opera svolta a favore delle popolazioni colpite, venne più volte encomiato.

3.6.2. La carriera medica

Gli inizi del suo tirocinio furono segnati da un’alternanza tra opportunità prestigiose in campo accademico e ospedaliero, in cui si mise in luce e ottenne premi e riconoscimenti importanti, e ripiegamenti verso la pratica della professione medica in condotte di provincia, per lo più per motivi economici e familiari, finchè la partecipazione ad alcuni concorsi gli aprì stabilmente la carriera in ambito ospedaliero, prima come primario chirurgo e direttore ospedaliero a Roverbella (prov. di MN), poi come Aiuto chirurgo nell’Ospedale Civile di Venezia.

Alle soglie della libera docenza in Medicina Operatoria all’Università di Napoli, nell’aprile 1915, fu richiamato alle armi col grado di tenente medico di complemento nell’imminenza della I Guerra Mondiale. Nel corso del conflitto si distinse nei vari incarichi espletati per capacità organizzative nell’assistenza ai feriti di guerra a Venezia, per le doti umane e professionali, poi come primario Chirurgo nell’Ospedale di Faenza.

Alla fine della guerra fu chiamato per chiara fama all’Ospedale Civile di Imola, dove gli fu affidato prima in via provvisoria poi definitiva l’incarico di Primario Chirurgo; nel frattempo, nel 1919, gli venne affidata la direzione, in qualità di capitano medico, anche dell’Ospedale militare di Imola.

3.6.3. La partecipazione all’impresa fiumana e l’amicizia con D’Annunzio.

Si inserisce in questo contesto la sua adesione in prima persona alla marcia su Ronchi (11 settembre 1919) e alla successiva impresa di Fiume (il giorno seguente dello stesso mese), nel corso

La partecipazione all’impresa fiumana e l’amicizia con D’Annunzio.
D’Annunzio e i suoi legionari durante la marcia su Ronchi.

 

La partecipazione all’impresa fiumana e l’amicizia con D’Annunzio.
Ancora D’Annunzio circondato dai giovani partecipanti alla marcia.

 

della quale divenne seguace di Gabriele D’Annunzio, che poi curò amorevolmente quando il poeta perse un occhio, mantenendosi sempre suo intimo amico e grande ammiratore per il suo fervente patriottismo, tanto da correre al suo capezzale quando il Vate fu vittima, nell’estate del 1922, di una grave caduta  a testa in giú dal davanzale, posto a quattro metri d’altezza, della sua villa di Gardone,(in quello che il poeta definì poi il volo

La partecipazione all’impresa fiumana e l’amicizia con D’Annunzio.
D’Annunzio con a fianco Luisa Baccara e sotto, nella foto piccola, il poeta con Jolanda , la responsabile del defenestramento del vate.

La partecipazione all’impresa fiumana e l’amicizia con D’Annunzio.

dell’Arcangelo), mentre tentava di palpeggiare la recalcitrante diciassettenne Jolanda Baccara, che non voleva saperne delle sue molestie, e che oltretutto era la sorella della sua amante d’allora, la pianista Luisa Baccara.

Fu proprio Francesco D’Agostino ad occuparsi continuativamente nel tempo dei disturbi che da allora in poi afflissero D’Annunzio nell’ultima parte della vita, anche in conseguenza dell’episodio citato, e che avevano determinato nel poeta abruzzese una vecchiaia precoce e un melanconico ripiegamento della personalità.

Procedeva invece a gonfie vele la carriera professionale del medico di origine calabrese, che  negli anni venti ottenne finalmente la libera docenza in medicina operatoria, curò pubblicazioni scientifiche ma anche brevetti, partecipò a congressi medico-chirurgici ed entrò a far parte di importanti società scientifiche nazionali e internazionali.

Anche in occasione della II guerra mondiale, quando era ormai già anziano ed esonerato dal servizio militare, Francesco D’Agostino chiese ed ottenne di continuare a dare un contributo fattivo alla nazione, organizzando ad Imola un Ospedale Militare Territoriale.

Imola, 8 marzo 1941, il primario Francesco D’Agostino a colloquio con la principessa Maria Josè del Belgio nell’ospedale militare allestito alle scuole Carducci (Archivio Cidra )www.cidra.it
Imola, 8 marzo 1941, il primario Francesco D’Agostino a colloquio con la principessa Maria Josè del Belgio nell’ospedale militare allestito alle scuole Carducci (Archivio Cidra)www.cidra.it

 

3.6.4. I rapporti col Fascismo

Fin dalla fondazione, D’Agostino aderì al Fascismo, ma nel 1943, ormai non condividendo più la linea del partito, espresse pubblicamente il suo dissenso, entrando a far parte del Comitato che il 25 luglio 1943 coordinò le manifestazioni di giubilo per la caduta di Mussolini, e si schierò in prima fila durante la grande manifestazione svoltasi ad Imola, il 27 luglio 1943.

La reazione dei fascisti locali non si fece attendere, sia perché il suo fu considerato un “tradimento” (vedi doc. successivo), sia per timore dell’influenza che il comportamento di una figura stimata e carismatica come la sua avrebbe potuto determinare sull’opinione pubblica.

Repubblichini e nazisti iniziarono a tenerlo d’occhio e sotto il tiro delle loro intimidazioni. A far reagire i fascisti fu soprattutto una lettera aperta pubblicata dal Resto del Carlino il  29 agosto 1943, con cui D’Agostino, prendendo le difese di  D’Annunzio, rispose al Corriere della sera, che in un articolo del 22 agosto aveva definito il vate “sfruttatore del fascismo”.

Il 10 ottobre 1943 sul settimanale del fascio repubblichino imolese La Voce di Romagna D’Agostino venne invitato a recarsi alla sede del partito per rendere ragione delle affermazioni critiche nei confronti del fascismo da lui espresse  sul quotidiano bolognese, poi il 13 ottobre venne arrestato e  rinchiuso nella Rocca di Rimini.

Il 30 ottobre, dopo l’uccisione del seniore della Milizia di Rimini, Gernando Barani, avvenuta il 28 ottobre, D’Agostino fu trasferito insieme ai sospetti attentatori nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna, dove rimase fino al mattino dell’11 novembre, quando il Comando politico tedesco delle SS lo rilasciò per l’evidente inconsistenza delle accuse e delle prove a suo carico.

Ma i repubblichini, alle 19.00 dello stesso giorno, mentre il prof. D’Agostino era appena rientrato nella sua casa, lo arrestarono, rinchiudendolo di nuovo nella Rocca di Imola, in cella d’isolamento.

I rapporti col Fascismo

I rapporti col Fascismo
Lettera aperta al Carlino pubblicata il 29 agosto 1943- Biblioteca dell’Archiginnasio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli attacchi giornalistici dei fascisti contro di lui proseguirono su La Voce di Romagna, che lo mise alla gogna, includendolo nella rubrica satirica Il baraccone dei fenomeni viventi fino a che il 23 gennaio del 1944 la penna di un editorialista, che si firmava Alcazar, gli pronosticò minacciosamente il plotone d’esecuzione. Che puntualmente giunse in occasione della rappresaglia attuata per l’uccisione a Bologna di Eugenio Facchini, giustiziato dai partigiani il mattino del 26 gennaio 1944.

Il pomeriggio dello stesso giorno, insieme ad altri prigionieri politici, ammanettato e sotto un’imponente scorta, il prof. Francesco D’Agostino fu trasferito a Bologna, dove fu processato dal Tribunale militare straordinario con l’accusa di aver fornito alla Resistenza materiale sanitario del suo ospedale, in base ad una delazione circostanziata proveniente dallo stesso ambiente ospedaliero e “per avere dal 25 luglio 1943 in poi con scritti e con parole, con particolari atteggiamenti consapevoli e volontarie omissioni

I rapporti col Fascismo
Archivio di Stato di Bologna- fascicolo Francesco D’Agostino.

 

e con atti idonei ad eccitare gli animi, alimentato l’atmosfera del disordine e della rivolta e determinato gli autori materiali dell’omicidio a compiere il delitto allo scopo di sopprimere nella persona del Caduto [Eugenio Facchini] il difensore della causa che si combatte per l’indipendenza e l’unità della patria».

Di ritorno in cella, scrisse due biglietti alla moglie, che furono però censurati.

Il 27 egli fu giustiziato insieme agli altri al Poligono di Tiro di Bologna.

Il 30 gennaio La Voce di Romagna, dette la notizia in prima pagina : «Bartolini Alfredo, Bartolini Romeo, (….) D’Agostino Francesco, imputati di concorso nel delitto di omicidio con armi in persona di Facchini Eugenio, Commissario Straordinario della Federazione Fascista di Bologna, tradendo il giuramento di fedeltà prestato all’idea e al Duce nella loro qualità di iscritti al Pnf sono stati condannati alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. La sentenza è stata eseguita in una località della periferia».

I rapporti col Fascismo
Archivio di Stato di Bologna- fascicolo Francesco D’Agostino.
I motivi dell’arresto effettuato l’11-11-’43 : gli articoli sui giornali scritti dal Professore.

 

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Bibliografia e sitografia

  • Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919- 1945)  1985 Bologna ISB
  • Bergonzini La svastica a Bologna.Settembre 1943-aprile 1945. Edizioni Il Mulino 1998
  • Bergonzini- L. Arbizzani La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti. Vol.1-5 Istituto per  la storia di Bologna, 1969.

http://www.sibari.info/index.php?option=com_content&task=view&id=3565

http://www.storiaememoriadibologna.it/dagostino-francesco-486934-persona

http://cavallone1.tripod.com/Vate/VATE121.htm

http://www.gabrieledannunzio.net/limaginifico_sulgarda4.htm

http://digilander.libero.it/legionaridironchi/immagini/diploma.jpg

http://www.larosarossa.eu/new/index.php?option=com_content&view=category&id=118&Itemid=221

http://www.ilprimatonazionale.it/wp-content/uploads/2014/06/legionarigrande.jpg

Archivio di Stato di Bologna- fascicolo Francesco D’Agostino.La condanna a morte.
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