La rappresaglia del 30 agosto 1944

All’alba del 30 agosto 1944 altri dodici antifascisti furono fucilati al Poligono di tiro di Bologna :

Atti Floriano, Bentivogli Renato, Bracci Luciano, Bussolari Gaetano, i fratelli Garagnani Arturo e Celestino, Musi Giocondo, Nanni Luciano, Pietrobuoni Agostino, Sghinolfi Alfonso, Sordi Renato, Zanasi Cesare. Il più vecchio, Gaetano Bussolari, non aveva ancora 61 anni, il più giovane, Bracci Luciano, aveva compiuto i 18 anni.

Nove erano stati prelevati dal carcere di San Giovanni in Monte a Bologna quel mattino stesso dagli uomini della Compagnia Autonoma Speciale, la famigerata C.A.S., “rilasciati” dal carcere ed affidati direttamente nelle mani del Capitano della CAS, Renato Tartarotti, come risulta dalle matricole in uscita dei singoli detenuti a San Giovanni in Monte, di cui sotto mostriamo alcuni esempi (1). Altri tre (Bussolari, Pietrobuoni Agostino ed Atti Floriano) prelevati da altri presidi territoriali, anche in provincia.

Matricola in uscita dal carcere di Bologna di Garagnani Arturo.
Matricola in uscita dal carcere di Bologna di Garagnani Arturo. Notare l’indicazione della presa in carico del detenuto “Capitano C.A.S.”
Matricola in uscita dal carcere di Bologna di Bentivogli con le stesse annotazioni della precedente.
Matricola in uscita dal carcere di Bologna di Bentivogli con le stesse annotazioni della precedente.

 

 

 

 

 

 

 

Matrcola in uscita di Nanni Luciano.
Matrcola in uscita di Nanni Luciano.
Matricola in uscita di Zanasi Cesare.
Matricola in uscita di Zanasi Cesare.

 

 

 

 

 

 

Il giorno dopo, giovedì 31 agosto 1944, i due quotidiani della città, Carlino ed Avvenire, diffusero la notizia della avvenuta esecuzione nelle pagine della Cronaca, pubblicando il medesimo comunicato della Militarkommandantur. L’autorità d’occupazione tedesca rendeva noto che i dodici uomini erano stati giustiziati all’alba del mercoledì “in seguito alla proditoria uccisione del Colonnello della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana-n.d.a) Elio Zambonelli e del Ten. Colonnello dell’esercito Pasquale Vetuschi”, precisando che tutti coloro che erano stati fucilati “… svolgevano attività terroristica e sovversiva”.

Il "Carlino" del 30 agosto 1944.
Il “Carlino” del 31 agosto 1944.

 

La loro fucilazione era dunque la rappresaglia in risposta al rapimento e successiva uccisione del ras (2) di San Giovanni Persiceto Elio Zambonelli e del mortale agguato, avvenuto in strada, al medico militare Ten. Col. Pasquale Vetuschi.

Nessuno dei fucilati era stato processato e riconosciuto come responsabile diretto delle uccisioni suddette, la gran parte di loro anzi era già stata catturata ed incarcerata prima dell’esecuzione materiale del rapimento e/o dell’ attentato.

Il Carlino affiancava al comunicato tedesco un articolo dedicato ad informare la cittadinanza delle solenni onoranze funebri riservate all’ufficiale medico Pasquale Vetuschi, vittima di uno degli agguati.

Benchè il comunicato della Militarkommandantur stabilisse un rapporto diretto di causa/effetto tra gli attentati contro Zambonelli e Vetuschi e la fucilazione dei dodici uomini del 30 agosto 1944, alla rappresaglia aveva concorso anche il clima politico complessivo della città, che nell’estate aveva conosciuto diversi picchi di violenza e raggiunto un livello di tensione, nello scontro tra forze nazifasciste e quelle della Resistenza, che ormai si era fatto incandescente.

 

Floriano Atti. Istituto Parri Bologna.
Floriano Atti. Istituto Parri Bologna.
Renato Bentivogli. Istituto Parri Bologna.
Renato Bentivogli. Istituto Parri Bologna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note :

(1) Grazie ad elementi ‘visivi’ di questo tipo, rilevati sulle foto fatte alle matricole del carcere tra il ’43 e il ’44 (la stessa “mano” che scrive, la stessa dicitura nelle matricole in uscita, sia che si tratti di date sia che precisi l’affidatario dei detenuti), abbiamo ottenuto ulteriori riprove per identificare i prigionieri che sono stati coinvolti nelle stesse fucilazioni, nelle precedenti già esaminate, in questa o in quelle successive, del 20-9-’44, del 30-9-’44, del 20-10-’44, del 18-11-’44 ed anche quelle ancora posteriori, del dicembre ’44 e del ’45, che non si sono svolte al Poligono di tiro e non fanno parte perciò della nostra area di indagine.

(2) L’espressione etiope ras, che nel paese d’origine designava i signori locali ed i più alti dignitari a cui era stata attribuita la giurisdizione su singole province, nell’Italia fascista passò ad indicare i gerarchi che esercitavano la loro autorità ed influenza dispoticamente su di un certo territorio.

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