Irma Pedrielli

Anche Irma Pedrielli proveniva da Calderara di Reno, ma si era trasferita a Bologna con tutta la famiglia per trovar lavoro. Nata il 27 marzo 1924 da Ottorino e Teresa Storti, ebbe una sorella, Carmen, più giovane di un anno, ma anch’essa nella Resistenza.

Racconta di lei Renata Viganò in Donne della Resistenza già citato:

L’Irma quasi una bambina, fece l’orlatrice, un mestiere pericoloso per chi non ha buone spalle, ma lei le spalle le aveva buone, e in ben altro mestiere lo dimostrò più tardi. Allora si contentava del suo piccolo salario, e intanto con le idee dei suoi e con le ingiustizie di ogni giorno la sua mente cominciò a lavorare per conto suo e a farsi una opinione molto amara contro il regime imperante.

E quando ebbe superato le solite speranze del 25 luglio sfumate pericolosamente l’8 settembre, appunto per il pericolo si sentì adatta e ad esso si prestò.

Irma era operaia ed anche lei come Ada, che era sua amica di paese, dopo l’8 settembre, attraverso i suoi contatti, che le servirono per accreditarsi ed essere accettata, aderì alla lotta clandestina. Renato Zuppiroli, partigiano combattente, impiccato in seguito a Corticella, rispose di lei malgrado fosse tanto giovane e la inserì nella 7.a GAP. Nell’operare come staffetta nella Resistenza, addetta al servizio informazione e collegamenti, Irma assunse come nome di battaglia “Vilma“.

L’Ada e l’Irma passarono molti difficili esami, entrarono nella fiducia del comando, ebbero compiti esatti e rischiosi. Erano staffette, infermiere. A volte facevano le cuoche in una base, lavavano, stiravano. Sempre era lo stesso pericolo, ogni minuto bisognava tener d’occhio la strada o la finestra, non si trattava di pacifiche ore casalinghe. Eppure l’Ada e l’Irma sorridevano, spesso cantavano se erano sicure che non fosse imprudenza.

Ma le spie sono più forti della prudenza, le spie non perdonano al coraggio. Un giorno, il 14 settembre 1944, indicarono alle brigate nere una casa di via del Miliario. Là c’erano alcuni gappisti e l’Irma. Tra i gappisti Sergio Galanti, il suo fidanzato. S’impegnò il combattimento a forze dispari. I partigiani tentarono una sortita per raggiungere la base di via Ponte Romano dove era l’Ada con altri compagni. Vi giunsero sparando, ma anche là avevano fatto gioco le spiate, e li aspettava un rinforzo di fascisti. La battaglia si svolse rapidissima, certo la brigata nera non ne uscì incolume, ma anche da parte partigiana ci furono morti, e per primo Sergio Galanti, fidanzato dell’Irma. Roveno e le due ragazze li arrestarono subito, li buttarono su un camion, li portarono alla caserma di via Borgolocchi.

Dopo tanto rumore di spari in via Ponte Romano tornò il silenzio.

Ad Irma Pedrielli fu riconosciuto lo status di partigiana dall’1 giugno 1944 al 19 settembre 1944.

Allo stato attuale delle nostre conoscenze, Irma Pedrielli e Ada Zucchelli sono state le uniche due donne che vennero fucilate al Poligono di Tiro di Bologna.

Questo se e solo se si conferma la tradizione storiografica e popolare, che ha fin qui attribuito ad Edera De Giovanni, fucilata il primo aprile 1944 con Egon Brass, Ettore Zaniboni, Attilio Diolaiti, Enrico Foscardi, Ferdinando Grilli, le mura della Certosa come teatro in cui avvenne la loro  esecuzione capitale, nonostante sui registri di morte del Comune di Bologna del 1944, l’indicazione del luogo del decesso parli di “luogo imprecisato”, suggerendo perciò che alla Certosa i corpi furono scaricati in un secondo tempo, dopo che la condanna a morte fu eseguita altrove, in questo caso molto probabilmente al Poligono (vedi Fabbri Benigno, fucilazione del 18-11-1944.)

Irma Pedrielli
Irma Pedrielli “Vilma”

 

 

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