La fucilazione.

Il primo problema che si pone è se ci sia stata una fucilazione ed una sola il 20 ottobre del ’44 o se una parte dei caduti (e allora quali ?) siano stati fucilati il 18/10, o addirittura in altra data ; in secondo luogo, quante e quali precisamente siano state le vittime, infine se per tutte il luogo di fucilazione fu lo stesso, cioè effettivamente il Poligono di tiro di via Agucchi, che è al centro delle nostre ricostruzioni.

Qua sotto esporremo le ragioni che allo stato attuale delle ricerche ci fanno propendere per una risposta affermativa sia per il primo che per il terzo quesito.

Gli uomini che furono coinvolti in questa esecuzione erano in stragrande maggioranza partigiani della 36ª brigata Bianconcini Garibaldi, che avevano combattuto nella battaglia di Purocielo : un primo gruppo arrestato nella canonica della Cavina  (a Fognano di Brisighella), in cui si trovava l’infermeria partigiana, costituito dai sanitari (in tutto quattro persone : un medico e tre infermieri, tra cui una donna, Laura Guazzaloca) e dai feriti intrasportabili; un secondo gruppo di partigiani feriti, ricoverati nell’ospedale di Sant’Eufemia, a Brisighella paese, dove si trovavano già, quando vi giunsero i Tedeschi per collocarvi tutti i prigionieri catturati nella canonica, cui avevano deciso di risparmiare la vita.

Poiché le testimonianze sugli appartenenti ai due gruppi (canonica e ospedale) sono discordanti, una prima chiarezza sui componenti può essere ricavata dalle matricole del carcere di San Giovanni in Monte, dove furono rinchiusi dieci di loro, che in ordine di registrazione elenchiamo qui sotto :

1) con matricola n.°12084, Minozzi Sergio Giulio, nato a Bologna il 27-12-’21, che fungeva da “infermiere” all’interno del “gruppo sanitario”;  2) con matricola n.°12085, Rispoli Luigi “Napoli”, nato a Napoli il 21-9-’25 ; 3) con matricola n.°12086, Moretti Renato, studente (in medicina), nato a Trieste il 6-11-’21, aiutante medico nell’infermeria ; 4) con matricola n.°12087, Terzi Ferruccio, il medico che assisteva l’intero gruppo di feriti, nato a Bologna il 16-7-’16 ; 5) con matricola n.°12088, Muratori Pietro, nato a Bologna l’8-11-‘21; 6) con matricola n.° 12089, Ferraresi Giancarlo, persona in carne ed ossa tanto da essere attualmente sepolta al Monumento-Ossario della Certosa di Bologna, ma priva di riscontri anagrafici, per la quale si pone il problema di rintracciare l’ identità reale, questione di cui discuteremo in seguito; 7) con matricola n.°12090, Menzolini Romolo, “Bill”, nato a Riolo Bagni (RA) il 13-4-‘25; 8) con matricola n.°12091, Brini Adelmo, nato il 16-6-’21 a Medicina (BO) ; 9) con matricola n.°12092, Pasciuti Iliano, nato il 6-5-’22 a Bologna ; infine 10) con matricola n.°12093, Bergonzoni Guido, nato ad Argelato (BO) il 3-11-1924, che anche sulla matricola d’entrata è segnalato con una ferita al braccio sinistro.

Matricola di entrata (sopra) e di uscita (sotto) dal carcere di San Giovanni in Monte di Ferraresi Giancarlo.
Matricola di entrata (sopra) e di uscita (sotto) dal carcere di San Giovanni in Monte di Ferraresi Giancarlo.

Matricola di entrata (sopra) e di uscita (sotto) dal carcere di San Giovanni in Monte di Ferraresi Giancarlo.

Tutti costoro risultano essere stati incarcerati a San Giovanni in Monte il 18 ottobre 1944, a disposizione del Comando Tedesco SS, provenienti dalla “camera di sicurezza” (ancora l’ indicazione del presidio delle forze germaniche), tutti scortati al carcere cittadini -sotto il controllo della G.N.R.- dall’agente Agostino Minarelli, in servizio presso il presidio tedesco di via Santa Chiara, che firma per tutti la matricola in entrata. Tutti dichiarati in arresto  dal 14/10,  ma i primi sei, cioè Minozzi, Rispoli, Moretti, Terzi, Muratori, “Ferraresi” alla Cavina, cioè nella canonica della chiesa situata a Fognano di Brisighella, gli ultimi quattro, cioè Menzolini, Brini, Pasciuti e Bergonzoni (l’ordine tedesco !) all’ospedale di Sant’Eufemia di Brisighella.  Per tutti questi uomini, sempre le matricole del carcere ci tolgono ogni dubbio anche sulla data della loro esecuzione:  il 20 ottobre del ’44, o non prima insomma, quindi non il 18/10. Si può supporre inoltre ragionevolmente, che prelevati e trasportati insieme, insieme siano anche stati portati di fronte allo stesso plotone d’esecuzione, non fucilati in ordine sparso per le vie della città, come invece risulterebbe dalla stupefacente scrittura presente sul registro delle morti del ‘45, che per Moretti Renato indica come luogo del decesso la “Piazza di Porta Lame”.

Così come per l’altro giustiziato, prelevato anch’esso -come undicesimo– dal carcere e non facente parte però del gruppo di Purocielo, cioè Ricci Egisto, matricola n.° 11986 delle prigioni di Bologna, arrestato prima degli altri, il 22-9-’44 a Sogliano sul Rubicone, dov’era nato il 10-6-1890, incarcerato a San Giovanni in Monte il 5-10-’44, anch’egli a disposizione del comando tedesco SS.

Per tutti costoro il 20 ottobre del ’44 scattò il solito stratagemma del finto rilascio, in base al quale i prigionieri non vennero liberati, perciò non furono fatti uscire soli, ma vennero affidati, su disposizione del comando tedesco delle SS, in questo caso ad agenti P.S. (così come ci sembra di interpretare la svolazzante grafia di chi effettuò la registrazione sul foglio matricolare d’uscita), che poi li accompagnarono al luogo in cui avvenne l’esecuzione.

Altri uomini arrestati alla Cavina e a Sant’Eufemia insieme ai sunnominati del carcere, non furono internati a San Giovanni in Monte, ma evidentemente furono tenuti a disposizione dei militari germanici o repubblicani -non è dato sapere- presso altri presidi della città, e furono giustiziati anch’essi. E’ proprio per questi ultimi che sussistono le maggiori incertezze sulla data e sul luogo dell’esecuzione, non essendo accertato e poco sicuramente accertabile se condivisero la sorte degli altri, insieme a loro nel tempo e nello spazio, data la scarsa affidabilità attribuibile ai registri anagrafici comunali in questo frangente storico. Essi sono: 12) Bagni Alfonso, nato a Molinella il 20-3-1900 ; 13) Bordini Nino, nato a Faenza (RA) il 16-7-’22, 14) Borghi Giovanni, nato a Bologna il 23-7-’24; 15) Guerra Mario Mao”, nato ad Argenta (FE) l’11-9-’21; 16) Gnesini Gino, nato a Monghidoro il 5-2-’25  (1) ; 17) Ottonelli Attilio, nato a Parma il 14-4-’21.Per questi ultimi nomi le nostre prime fonti sono due : il libro verde dell’antifascismo ed il portale “Storia e memoria” del Comune di Bologna, che in realtà sono interconnesse.

Un altro condannato a morte “fuori contesto” come Ricci, cioè non proveniente da Purocielo, fu inoltre la diciottesima vittima, Nicotera Alfonso, fucilato il 20/10/’44 al Poligono, che non passò dalle carceri cittadine. La data della sua morte e il luogo sono attestati da due fonti: il registro comunale delle morti del 1945, ed il libro verde dell’antifascismo bolognese, che riteniamo però collegate.

Peraltro la storia di Nicotera è abbastanza nota: agente della questura, ma già in rapporti di collaborazione con la Resistenza bolognese, essendo entrato a far parte del battaglione “Temporale” della 7ª Gap, Nicotera venne denunciato a sua insaputa da un collega agente P.S., Giuseppe Gervasi (2), che egli aveva salvato quando quest’ultimo, catturato dai partigiani nel corso di un’azione, stava per essere giustiziato. Allorchè Nicotera rientrò in servizio alla Questura, fu arrestato, torturato per due settimane, poi fucilato il 20/10/ ‘44.

Un’ipotesi potrebbe essere che i due gruppi, magari perché finiti in mani diverse, delle SS i primi, delle BBNN i secondi, siano stati fucilati separatamente in date e luoghi differenti. I primi al Poligono il 20/10, i secondi in qualche altro luogo (carcere o Certosa, o lo stesso Poligono o altro ancora) il 18/10, che sembra la data più frequente assegnata dai documenti anagrafici alle morti di questi ultimi. Senonchè, altro particolare da aggiungere, i corpi di Bagni, Minozzi, Gnesini (1), Moretti, Terzi (cioè prigionieri dell’uno e dell’altro gruppo) furono trovati insieme nei pressi della Certosa, proprio anche quello stesso Moretti, di cui dicevamo prima, per il quale il registro delle morti del ’45 dà l’indicazione della Piazza di Porta Lame come luogo del decesso.

(1) Per Gnesini, che in realtà dai nostri controlli non risulta tra le vittime di questa fucilazione, vedere più sotto al 10.3.4, “Un altro problema : Gnesini Gino.

(2) Di Giuseppe Gervasi, uno degli agenti in servizio presso la camera di sicurezza tedesca di via S. Chiara, abbiamo visto la firma in molte matricole pubblicate nel nostro sito, appartenenti a detenuti che egli aveva scortato e consegnato a San Giovanni in Monte dopo il trasferimento dal centro SS. Processato nel dopoguerra, fu assolto dall’accusa di aver responsabilità nella morte di Nicotera.

10.3.1. La ‘questione’ Ferraresi Giancarlo.

A questa ricostruzione così difficile da definire in contorni precisi, si aggiunge poi la questione relativa a Ferraresi Giancarlo, di cui è custodito ancor oggi il corpo nel Monumento Ossario alla Certosa.

La tomba di Ferraresi Giancarlo al Monumento Ossario della Certosa, la prima in alto a destra.
La tomba di Ferraresi Giancarlo al Monumento Ossario della Certosa, la prima in alto a destra.

 

Ferraresi Giancarlo, che nel foglio matricola del carcere di San Giovanni in Monte risulta nato a Palazzolo (FI), il 9-5-1922 da Augusto e Bonafini Argia, residente a Palazzolo F(raz.?) Quartoldo/Quastaldo, di professione muratore, cattolico e celibe, in realtà non esiste. Abbiamo chiesto riscontro della sua esistenza sia al comune di Palazzolo, situato a Figline Incisa Valdarno, in provincia di Firenze, tenendo per buona l’ortografia della matricola, ma il comune ci ha risposto che non hanno registrazioni anagrafiche di alcuna persona corrispondente ai dati da noi forniti. Abbiamo chiesto allora al comune di Palazzuolo sul Senio, anch’esso in provincia di Firenze, ma anche lì la risposta è stata la stessa (pubblichiamo sotto le risposte spediteci dalle anagrafi interpellate.)

Ferraresi Giancarlo perciò era un altro partigiano (rispetto a quelli già segnalati per la fucilazione del 18-11-’44) che aveva documenti falsi e per il quale occorre stabilire la vera identità. I casi possibili sono tre, secondo noi : 1) potrebbe essere un partigiano che finora ritenevamo trattenuto in altro presidio, fuori da San Giovanni in Monte, uno dei sei che abbiamo elencati per ultimi, per esempio Ottonelli Attilio oppure Gnesini Gino (vedi nota 1 al 10.3 La fucilazione), che fu riconosciuto post mortem; 2) ma potrebbe anche trattarsi di qualcuno che finora è stato considerato disperso durante la battaglia, per esempio Torreggiani Renato, oppure infine 3) un altro ancora, nemmeno considerato finora dalle ricostruzioni della battaglia di Purocielo, per quanto improbabile sia quest’ultima ipotesi.

La risposta negativa dell’anagrafe di Palazzuolo sul Senio (FI).
La risposta negativa dell’anagrafe di Palazzuolo sul Senio (FI).

 

La risposta negativa di Palazzolo (FI) Figline Val d’ Arno, con indicazione del passaggio della richiesta ad Incisa, come comune di competenza per la frazione di Palazzolo. Il Sig. Fabrizio Renzoni, responsabile dell’ufficio, molto gentilmente, ci ha poi chiamati telefonicamente per comunicarci che anche da lui la ricerca era stata negativa.
La risposta negativa di Palazzolo (FI) Figline Val d’ Arno, con indicazione del passaggio della richiesta ad Incisa, come comune di competenza per la frazione di Palazzolo. Il Sig. Fabrizio Renzoni, responsabile dell’ufficio, molto gentilmente, ci ha poi chiamati telefonicamente per comunicarci che anche da lui la ricerca era stata negativa.

 

Per altri casi del genere (vedi cap. 11.0 sulla fucilazione del 18-11-’44) hanno aiutato nell’identificazione le date di nascita somiglianti, ma in questo caso non abbiamo la stessa fortuna. L’unica somigliante infatti è quella di Pasciuti Iliano (6-5-’22 anziché 9-5-1922), che è però stato incarcerato col suo nome e di cui esiste la tomba in Certosa. A pensarle davvero tutte, “Ferraresi” potrebbe aver usato documenti falsi preparati per Pasciuti, che quest’ultimo aveva prestato magari all’ultimo momento, non si sa bene per quali ragioni, a qualcun altro, che era meglio nascondesse la sua identità (forse per non rischiare la fine di Toni, condotto via da Sant’Eufemia e fucilato a Forlì (1)). Ma purtroppo quel che non torna, anche in questo capzioso ragionamento, è la statura assai diversa di Pasciuti (m. 1.80) e di “Ferraresi” (m. 1.68), come risulta dalle matricole del carcere.

Solo un indizio può essere usato per aiutare a capire, in assenza di qualche documento che dica la parola definitiva: il luogo di nascita indicato. Un bolognese o un parmigiano, come sarebbero rispettivamente Torreggiani o Ottonelli può passare per toscano magari agli orecchi di un tedesco, ma non di un italiano, mentre un giovane di Monghidoro (come Gnesini), magari con ascendenze familiari toscane, forse sarebbe apparso più credibile. Ma al momento è l’unico appiglio che abbiamo per supporre anche solo un’identificazione ed è evidente che non è sufficiente, quindi occorrono altre ricerche.

Così scrivevamo solo dieci giorni fa, ma la ricerca è bella perché dà talvolta (veramente in questo lavoro dovremmo dire “spesso”) risultati inaspettati e sorprendenti.

(1) Così scrivevamo in prima battuta, ma la ricerca ci ha portato a verificare la falsità anche di questo dato relativo a Teodosio Toni. Vedi il 10.3.2 “Il confronto col caso di Teodosio Toni”.

10.3.2. Il confronto col caso di Teodosio Toni

Per provare a restituire un’identità reale a “Ferraresi Gianfranco”, abbiamo proseguito le indagini inseguendo una linea di pensiero che ci sembrava logica : capire perché Teodosio Toni, unico del gruppo di ricoverati all’ospedale, fosse stato portato via dalle BBNN di Faenza e poi fucilato a Forlì. Per Laura Guazzaloca era di per sé evidente che la ragione era la discriminante sessuale : l’abbiamo già visto per Cerere Bagnolati (e Laura Dragoni), destinate al lager e, per la prima delle due, derubricate dal gruppo dei destinati al patibolo perché donna, perlomeno in prima battuta-potremmo dire- visto che comunque Laura Guazzaloca troverà ugualmente la morte, qualcuno avanza l’ipotesi anche della fucilazione, a Fossoli nel novembre ‘44.

Abbiamo ipotizzato che in quanto nativo di Faenza, Teodosio Toni fosse stato prelevato dalla Brigate Nere di Faenza per pendenze pregresse, perché conosciuto o legato a qualche fatto da vendicare nel suo territorio d’origine o considerato fonte privilegiata di possibili informazioni da rendere in interrogatori stringenti da parte dei fascisti della sua città natale. Anche se ci sembrava strano che Nino Bordini, “Gnaf”, superiore a lui per età e gerarchia partigiana, anch’egli nativo di Faenza, fosse passato indenne da questa stessa valutazione. Comunque ci siamo buttati su questa pista di ricerca, per scoprire che a Solarolo, il paese dove Teodosio Toni risultava risiedere stabilmente nel ’43 con la sua famiglia, e dove c’è una sezione ANPI a lui intitolata, ogni anno vengono fatte celebrazioni in sua memoria al Cimitero della Madonna della Salute per ricordare la sua fucilazione a Bologna  il 18 ottobre 1944 !

In pubblicazioni locali (1-2-3) è infatti ricordata la sua morte eroica, a soli 18 anni, essendo il più giovane di tutti i combattenti della 36ª Bianconcini, quando decise insieme a Nino Bordini di difendere fino all’ultimo i feriti della Cavina e quando poi fu trascinato via verso le torture e la fucilazione. In particolare le ricostruzioni storiche locali raccontano che furono i Carabinieri nel 1946 ad avvisare la famiglia che il giovane aveva trovato la morte al Poligono di Tiro di Bologna il 18-10-’44, tanto che poi il suo corpo, anche con il contributo finanziario del suo comune, fu traslato dalla Certosa di Bologna al Cimitero della Madonna della Salute di Solarolo.

Naturalmente abbiamo cercato conferma, contattando l’ufficio anagrafe del comune di Solarolo, nella persona della responsabile, sig.ra Morena Capucci, che sia al telefono, sia per iscritto successivamente, per riservarsi più tempo per un esame più attento, ci ha comunicato di non poter confermare i dati, essendo stato distrutto da un incendio l’archivio del comune e che ci ha consigliato di contattare la sez. ANPI di Solarolo (quella stessa che è all’origine dei testi a cui facevamo riferimento prima), che comunque abbiamo interpellato. In attesa di un chiarimento attraverso le risposte che ci verranno da ANPI Solarolo, definiremo un po’ meglio la vicenda di Teodosio Toni, sperando che questo serva anche a dare qualche indizio in più su “Ferraresi Giancarlo”.

Foto parziale dei partigiani della 36° Brigata Garibaldi-Bianconcini. “Tigre” è indicato con la freccia.
Foto parziale dei partigiani della 36° Brigata Garibaldi-Bianconcini.
“Tigre” è indicato con la freccia.

 

Da quest’episodio, che abbiamo deciso di riproporre volutamente con questa sovrabbondanza di dettagli, vogliamo ricavare le seguenti indicazioni :

1. va verificato tutto quello che sappiamo o crediamo di sapere su questo periodo confuso della nostra storia, di cui non si può accreditare nulla, tanti sono i vuoti e gli errori nei dati tramandati in buona fede e/o cattiva fede e consolidatisi nel tempo, anche perché la maggior parte di questi sono fondati su testimonianze soggettive, per ciò stesso fallaci o esposte allo svarione/malafede/buonafede più grave/più ingenua;

2. spesso quel che sappiamo o crediamo di sapere in un luogo, a qualche centinaio di chilometri da noi si risà o si crede di sapere in altro modo ancora (vedi oltre a questa, la vicenda di Biondi Marcello, per esempio), a riconfermare il fatto che uno dei nostri compiti attuali è riannodare i fili della memoria nello spazio ;

3. spesso quel che sappiamo o crediamo di sapere oggi è diverso da quel che sapevano o credevano di sapere nel ’45, a riconfermare il fatto che uno dei nostri compiti attuali è riannodare i fili della memoria nel tempo;

4. infine, nello specifico : i morti del 18/20 ottobre ’44 al Poligono devono comprendere una persona in più, Teodosio Toni, il cui corpo oggi riposa nel cimitero di Solarolo, che perciò non può essere il nostro “Ferraresi Giancarlo”, per identificare il quale dobbiamo immaginare altre piste ancora.

Foto della squadra GAP a cui apparteneva “Tigre” indicato dalla freccia.
Foto della squadra GAP a cui apparteneva “Tigre” indicato dalla freccia.

 

(1) “Il partigiano “Tigre” “, pagg. 8-9, in “Il sole e la torre” Notiziario dell’Amministrazione Comunale di Solarolo, anno XIV, n.03 del settembre 2010. http://www.comune.solarolo.ra.it/Filo-Diretto/Il-sole-e-la-Torre/(offset)/3

(2) “Ricordiamo il sacrificio di Teodosio Toni” in http://www.comune.solarolo.ra.it/Calendario-eventi/Ricordiamo-il-sacrificio-di-Teodosio-Toni

(3)  http://www.anpiimola.it/upld/repository/File/Ca-Malanca-proposte-scuole.PDF “I luoghi della memoria nell’Appennino faentino e imolese”

10.3.3. La testimonianza di Ermanno Zacchini.

Il sig. Rambelli Giovanni, attuale Segretario (1) dell’Anpi di Solarolo ci ha gentilmente risposto, indicandoci come riferimento per qualunque notizia di carattere storico il sig. Ermanno Zacchini, fondatore della sezione Anpi di Solarolo nel 2005 e per  lunghi periodi Segretario della stessa (2).

Noi perciò abbiamo seguito il consiglio e ci siamo rivolti al Sig. Zacchini, che ci ha rilasciato una testimonianza che fuga molti dubbi. Appassionato di storia, autore di pubblicazioni di storia resistenziale solarolese, alla quale ha dedicato anni di studi, il sig. Zacchini ci ha detto di aver conosciuto personalmente Anna Rossini, la madre di Teodosio Toni, sul finire degli anni ’50 e di aver saputo da lei gran parte dei fatti relativi al ritrovamento del cadavere di Teodosio Toni a Bologna.

Ad indagare sulla sorte del giovane nell’immediato dopoguerra furono sia i familiari sia il comune di Solarolo, rivolgendosi con richieste cartacee alle varie amministrazioni comunali emiliane, finchè giunsero riscontri positivi da Bologna. A riconoscere le spoglie del giovane partigiano fu la madre, all’incirca nella primavera del ’46, tra le diciotto salme sepolte in una fossa comune situata fuori dalle mura della Certosa, che erano state riesumate dopo la Liberazione dal custode del nostro cimitero municipale e da lui custodite in sacchi di iuta numerati. Il corpo di Teodosio Toni, come gli altri, già in avanzato stato di decomposizione, fu identificato dalla mamma Anna Rossini per un particolare soprattutto: il maglione che il ragazzo indossava al momento della morte, con una falce e martello applicate sul petto, che lei stessa, sarta, gli aveva cucito e che è possibile vedere in una delle foto che ritraggono la brigata Bianconcini Garibaldi pubblicate in precedenza.

Il corpo del giovane in seguito a ciò fu riportato a Solarolo ed oggi riposa nello stesso loculo del padre e della madre. Anche i due fratelli di Teodosio Toni sono deceduti nel frattempo, rimangono i nipoti, uno dei quali, Danilo, subentrò per circa tre anni alla segreteria dell’Anpi Solarolo, quando il sig. Zacchini decise di ritirarsi.

Il sig. Zacchini ci ha anche detto di aver visto anni fa un documento del Tribunale di Bologna che attestava la morte per fucilazione a Bologna del giovane, appuntato con uno spillo alla pagina in cui era stato registrato il decesso di Teodosio Toni allo stato civile di Solarolo, che però inspiegabilmente risulta sia andato perduto.

Sul portale di Storia e Memoria del Comune di Bologna invece si continua ad accreditare una morte forlivese di Teodosio Toni e si parla di un documento del Tribunale attestante la morte e il riconoscimento del corpo solo per Mario GuerraMao”.

Da dove e perché sia nata la versione di una morte forlivese per questo giovane partigiano di Solarolo al momento non siamo ancora in grado di chiarirlo, né sono stati in grado di farlo gli altri interpellati.

Nel tempo ci è giunto anche dalla sezione di via Capramozza dell ‘Anagrafe storica del Comune di Bologna il certificato di morte di Teodosio Toni-che alleghiamo-, che ha confermato Bologna come luogo della morte di Teodosio Toni, a sancire definitivamente  quanto abbiamo sopra riportato.

Anagrafe storica del Comune di Bologna -certificato di morte di Teodosio Toni.
Anagrafe storica del Comune di Bologna -certificato di morte di Teodosio Toni.

 

Rimane però da sottolineare che i morti in tutto pare fossero proprio diciotto, il che fa supporre che “Ferraresi Giancarlo” debba coincidere con l’identità di uno dei partigiani non reclusi nel carcere di San Giovanni in monte, di età e statura compatibile con i dati scritti sulla matricola di cui abbiamo più sopra proposto la foto.

 

La matricola del distretto militare di Ravenna di Teodosio Toni-Archivio di Stato di Forlì-Cesena.
La matricola del distretto militare di Ravenna di Teodosio Toni, con l’indicazione della data e del luogo di morte (Bologna)-Archivio di Stato di Forlì-Cesena.

 

(1)Per statuto (nelle proprie norme integrative allo Statuto Nazionale ANPI), la sezione Anpi di Solarolo prevede che fino a che vi saranno partigiani in vita, la carica di Presidente Onorario debba essere attribuita ad uno di loro, scelto dagli iscritti, mentre la funzione dirigente debba essere affidata al Segretario.

(2)Ermanno Zacchini ha svolto le funzioni di Segretario dalla fondazione fino al 19 maggio 2011, poi, pur rimanendo nel Comitato Direttivo, ha rinunciato alla carica per dedicarsi a ricerche storiche (basate su testimonianze personali di viventi) ed è subentrato Danilo Toni (nipote di Teo “Tigre”). In seguito, all’ avvicinarsi di “scadenze referendarie”, su proposta unanime del C.D., ha ripreso l’incarico dal 25 aprile 2015 fino al 3 febbraio 2017, quando ha lasciato l’incarico anche di componente del direttivo per motivi di salute, pur continuando le sue ricerche, per mettere a disposizione di quanti ne fanno richiesta, la propria documentazione storica.Dalla fondazione, il 30 gennaio 2005, la sezione, partita con 18 iscritti, durante il segretariato Zacchini raggiunse le 113 adesioni entro l’anno. Nonostante nel corso del tempo molti partigiani ed antifascisti cessassero dall’iscrizione per ragioni anagrafiche, il massimo di iscritti lo si raggiunse nel 2010 quando, con 143 aderenti, il 3,33 % rispetto alla popolazione, la sezione “T. Toni” raggiunse il più alto rapporto popolazione/iscritti a livello nazionale! (ANPI nazionale ha circa lo 0,22 % , mentre la provincia di Ravenna circa l’ 1,40 %).

10.3.4. Un altro problema : Gnesini Gino.

Consapevoli del fatto che le fonti di gran parte dei dati relativi alle vittime di questa fucilazione in realtà si rimandavano l’una con l’altra (è troppo spesso la condizione in cui si trova ad operare chi si occupa della storia di questo periodo), abbiamo proseguito nella ricerca, chiedendo riscontri alle anagrafi comunali e soprattutto investigando nei ruoli matricolari dei distretti militari, sia per controllare le risultanze di morte, sia per verificare la statura delle vittime non incarcerate a San Giovanni in Monte (abbiamo spiegato in precedenza i motivi), ma anziché risolvere qualche dubbio, abbiamo aggiunto un nuovo problema, relativo a Gnesini Gino.

Gnesini Gino viene annoverato tra le vittime dell’esecuzione, con data di morte 18 ottobre 1944 sia dal libro verde dell’antifascismo bolognese (4), sia sul sito di Storia e Memoria del comune di Bologna (5), che per attestare le informazioni che fornisce, dovrebbe -secondo noi- disporre dei documenti cimiteriali della Certosa (purtroppo non così facilmente e rapidamente accessibili per tutti gli altri ricercatori). In realtà sulla matricola del distretto militare, per Gnesini Gino abbiamo trovato l’annotazione “Deceduto il 30-9-1944-Comunicazione del Comune di Monghidoro in data 15 dicembre 1945”, ecc.

La matricola del Distretto Militare di Bologna di Gnesini Gino-Archivio di Stato di Bologna.
La matricola del Distretto Militare di Bologna di Gnesini Gino-Archivio di Stato di Bologna.

 

Allo scopo di confermare questo dato, abbiamo richiesto via mail un certificato di morte di Gnesini Gino al Comune di nascita di Monghidoro (BO), per tagliare i tempi ormai biblici delle risposte dell’archivio storico del Comune di Bologna e non dover disturbare ancora il sig. Capelli della Certosa. La sig.ra Paola Menetti dell’anagrafe di Monghidoro, a cui avevamo esposto nella mail i nostri dubbi, perché avevamo trovato notizia di Gnesini anche tra le vittime dei bombardamenti a Bologna e provincia (http://bombsofbologna.blogspot.com/) ci ha telefonato molto gentilmente per avvisarci che al comune risultava che la morte di Gnesini Gino era avvenuta appunto il 30 settembre 1944 a Frassineta, fraz. di Monghidoro, dove il giovane abitava, a causa di una bomba. Ci ha anche detto che risultava agli atti la dichiarazione di un parente, forse uno zio, che dichiarava appunto che sotto l’edificio colpito era stato ucciso il giovane insieme ad un coetaneo. Grazie alla cortesia della sig.ra Menetti e per tramite del sig. Lanzoni Mirio, abbiamo poi potuto contattare telefonicamente la sorella più giovane di Gnesini Gino, Gnesini Gina, tra i tre ancora viventi (oltre a lei Domenico e Bianca), nata l’anno dopo la sua morte, che ci ha confermato ciò che la responsabile dell’anagrafe di Monghidoro ci aveva già anticipato.

Quindi dobbiamo arrenderci all’evidenza: Gnesini Gino non c’entra con la fucilazione del 18-10-1944. E’ stato anch’egli una giovane vittima della guerra, pianta a lungo dai familiari, ma è deceduto secondo modalità differenti da quelle che stiamo verificando noi.

Ora perciò le nostre vittime, compreso Ferraresi Giancarlo, rimangono diciotto in tutto e Ferraresi Giancarlo non può più essere identificato con uno dei giovani non incarcerati, come ipotizzavamo inizialmente, se i presupposti da cui muoviamo sono fondati.

 

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(4) Albertazzi-L.Arbizzani-N.S.Onofri Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945). Biografia di Gnesini Gino firmata AO, curata cioè da Lia Aquilano.

(5) https://www.storiaememoriadibologna.it/gnesini-gino-478827-persona

 

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