Chi era Ada Zucchelli
Ada Zucchelli era una giovane donna di origine contadina, nata il 25 febbraio 1917 in una delle case coloniche di Calderara di Reno, figlia di Luigi e Maria Rapparini.
Renata Viganò in un ricordo di Ada Zucchelli scrive (1):
“A Calderara di Reno come a Sala Bolognese come in tanti comuni della pianura, il fascismo non attaccò mai bene. Nel capoluogo c’erano i padroni, s’ intende, e si formò per paura o per interesse quel masso chiuso ed ottuso che tanto nei piccoli paesi che nelle grandi città permise per vent’anni la tirannia. (…).
Così non erano le case coloniche di Calderara di Reno, nelle quali vivevano vecchi socialisti, attaccati alla terra ma coscienti di un diritto di lavoro e di libertà che in quei Cent’anni gli fu assolutamente negato, e anche ogni parola e protesta furono impedite e spente dai cento modi indovuti ed ingiusti della dittatura. Rimase l’idea che non è un lume da soffiarci sopra, non si estingue anche se il fiato è cattivo.(…)
Ada Zucchelli nacque (…) in una di quelle case, conobbe sempre la verità nuda sul fascismo, ebbe parenti incarcerati e picchiati, fu pronta alla lotta partigiana quando fu il suo momento.”
Ada Zucchelli infatti ebbe modo di sperimentare in famiglia le limitazioni alla libertà imposte dal fascismo: a vent’anni vide partire per il confino suo fratello Duilio, un muratore arrestato il 26 marzo 1937 per «organizzazione comunista e ascolto di Radio Barcellona», che fu deferito alla Commissione provinciale e il 14 aprile 1937 condannato a 5 anni di confino, scontandone 3 a Ponza e alle isole Tremiti e che poi fu internato nel carcere di Foggia nell’agosto 1943 condannato a 13 mesi per insubordinazione.
Lei però, per aiutare la famiglia, divenne operaia a Bologna e residente in città dal ’43, trovando impiego come bustaia presso una ditta importante.
Come il fratello, che durante la lotta di liberazione militò come commissario politico nella 63ª brigata Bolero Garibaldi col nome di battaglia “Gino”, anche Ada dopo l’8 settembre del ‘43 iniziò a prendere contatti con i primi gruppi partigiani e nel maggio del 1944 entrò a far parte, insieme al figlio della sorella Antenisca, Roveno Marchesini, della 7ª brigata GAP Gianni Garibaldi, con il nome di battaglia “Olga”, e fu attiva come “staffetta” nelle zone di Bologna e Calderara di Reno in sella alla sua bicicletta.
Il 9 agosto del 1944, dopo che Ada ebbe preso i contatti con i detenuti per concordare le modalità dell’operazione, assieme alla compagna “Wanda” cioè Novella Albertazzi, la 7a Gap potè effettuare l’assalto alle carceri di San Giovanni in Monte (Bologna), per liberare i prigionieri politici.
Il 14 settembre 1944 si trovava all’interno dell’appartamento di via Ponte Romano 34 quando un manipolo di militi, inviati dal capo dell’ufficio politico dell XXIII brigata nera “Facchini“ Romeo Matteini, chiese di perquisire l’abitazione. Al rifiuto dei gappisti, nacque uno scontro a fuoco, in cui rimasero uccisi tre partigiani ( Sergio Galanti, Renato Martelli e Angiolino Castagnini ) ed altri tre furono arrestati: Ada Zucchelli, suo nipote Roveno Marchesini e Irma Pedrielli, fidanzata di Galanti.
I tre arrestati furono portati nella Caserma di via Borgolocchi, dove vennero interrogati e torturati per cinque giorni, fino a che il 19 settembre 1944 di primo mattino furono condotti al Poligono di Tiro di via Agucchi e giustiziati.
Il fratello di Ada, Duilio, arrestato il 12 settembre e rinchiuso nella stessa caserma, fu liberato il giorno dopo la fucilazione della sorella e del nipote Roveno Marchesini, il 20 settembre 1944.
Ada Zucchelli fu riconosciuta partigiana dal 10 settembre 1943 al 16 settembre 1944.
Note :
(1) In Renata Viganò Donne della Resistenza, ed. S.T.E.B. – Bologna.