Prandini Bruno

Prandini Bruno

Nonostante la sua giovane età, Bruno Prandini, nome di battaglia “Bruno”, svolse il ruolo di comandante di formazione della sua brigata, che sarà chiamata “Scarabelli”, della Divisione Modena Montagna.

Era nato il 5 aprile 1925 a Maranello (in provincia di Modena), dove abitava, da Giuseppe ed Ermelina Riccò. Di estrazione sociale umile, figlio di operai, aveva tuttavia potuto studiare per una decina d’anni nel collegio di San Filippo Neri a Modena, storica istituzione cittadina impegnata nel ricovero, nell’educazione e nella formazione innanzitutto tecnica dei fanciulli economicamente disagiati della provincia. Quando la sua famiglia non poté più sostenerlo agli studi, iniziò la sua attività di falegname.

Richiamato alle armi dalla Repubblica Sociale Italiana, che lo aveva destinato al corpo dei bersaglieri, rispose alla chiamata, riuscendo però a fuggire ben presto e ad unirsi ai primi gruppi partigiani, all’inizio del marzo ’44.

Fu tra coloro che furono coinvolti nella battaglia alla Pieve del Trebbio, nella zona di Guiglia (Mo), dove -dopo l’8 marzo 1944, allo scadere di un bando di chiamata alle armi- i fascisti ed i tedeschi dettero vita ad un’ampia azione di rastrellamento a cavallo tra l’Appennino modenese e quello reggiano, per catturare i renitenti alla leva e i disertori che vi si fossero rifugiati. La perlustrazione del territorio si protrasse per più di due settimane e intorno al 12 marzo ci fu uno scontro, durato per ore, tra reparti della GNR e dell’esercito, che secondo alcune fonti li avevano individuati a seguito di una delazione, e un gruppo partigiano di nuova costituzione, comandato dall’ex –ufficiale degli Alpini Leonida Patrignani detto “Bandiera”, del Partito d’Azione, in attesa di rifornimenti di armi. Nella battaglia ci furono morti da entrambe le parti e tra i civili.

In quell’occasione Prandini riuscì a mettersi in salvo, ma fu arrestato il 10 maggio ’44 a Pompeano di Serramazzoni (in prov. di Modena). Fu inizialmente tenuto in carcere a Pavullo, poi il 30 maggio ’44 fu trasferito a Bologna, a San Giovanni in Monte, insieme a Ferrari e a Giberti. Con loro, Campioli ed il forlivese Sansovini, neanche un mese dopo, fu condotto al Poligono del tiro a segno di Bologna, dove venne fucilato ancora diciannovenne.

 

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