Roveno Marchesini

Roveno Marchesini. Foto fondo ANPI, Istituto Parri Bologna.
Roveno Marchesini. Foto fondo ANPI, Istituto Parri Bologna.

 

Roveno Marchesini nacque a Calderara di Reno il 6 marzo 1923, figlio di Gilberto ed Antenisca Zucchelli, sorella di Ada, la staffetta partigiana che dunque era sua zia materna e che condivise con lui il plotone di esecuzione il 19 settembre 1944.

Roveno frequentò la scuola fino a conseguire la licenza elementare, poi trovò impiego come fattorino, vivendo con la famiglia a Carderara fino al 1943, prima della sua entrata in clandestinità. Ad aderire al partito comunista fu guidato dall’educazione in famiglia, dove oltre alla zia Ada un peso importante ebbe anche l’altro zio materno, Duilio, antifascista e comunista fin dagli anni ’30, condannato nel ’37 al confino, scontato prima nell’isola di Ponza poi alle Tremiti, e incarcerato, durante il confinamento, a Foggia per insubordinazione, anche lui partigiano nella Resistenza bolognese, attivo come gappista nella 63ª brigata Bolero Garibaldi.

Roveno Marchesini, il partigiano “Ezio”, fu tra i primi a fondare e a militare nella “squadra Temporale” della  7ª brigata gap “Gianni” Garibaldi, svolgendo la funzione di commissario politico. La sua zona operativa fu compresa tra il quartiere Santa Viola di Bologna e il paese natale, Calderara di Reno.

Partecipò a diverse operazioni tra le più clamorose ed audaci della “Temporale”: innanzitutto all’ attacco a San Giovanni in Monte, attuato il 9 agosto del ’44 allo scopo di liberare alcuni capi partigiani catturati dai nazi-fascisti. Fu compreso nel gruppo ristretto di uomini a cui il Cumer affidò il rischioso incarico di entrare nel carcere cittadino per favorire la fuga dei detenuti politici, che erano tra i “quadri” più preziosi delle forze di resistenza della provincia. Fu Roveno, “Ezio”, travestito da ‘repubblichino’ ad entrare nelle celle, a trovare e far uscire i carcerati. E furono proprio la sua presenza e il suo volto noto a rassicurare i politici rinchiusi in carcere, che chi li stava liberando erano proprio uomini della Resistenza, non degli impostori che stavano attuando un inganno ordito dai nazifascisti allo scopo di smascherarli e tradirli (1).

Benchè nei giorni precedenti al tentativo di liberazione, due staffette, Ada Zucchelli e Novella Albertazzi, avessero avvisato i partigiani in carcere della azione preparata dal CUMER per tirarli fuori dalla prigione e delle modalità di attuazione, alcune sostanziali modifiche nel piano precedentemente comunicato, avevano allarmato e suscitato sconcerto e dubbi tra i “politici”. Perciò di fronte ai primi partigiani penetrati in carcere e camuffati da nazifascisti molti detenuti, che non li conoscevano personalmente e non li avevano riconosciuti come compagni, avevano reagito con diffidenza, fino ad opporre addirittura il rifiuto a seguirli.

Roveno ebbe un ruolo rilevante anche nell’operazione che alla fine di agosto 1944 portò dapprima al rapimento lungo la via Persicetana poi all’uccisione di Elio Zambonelli, poiché fu lui, il partigiano “Ezio” (vedi §. 5.1), ad avvertire i compagni della 7ª gap che il ras persicetano intendeva consegnare a Bologna alle autorità competenti una lista di antifascisti della sua zona, da catturare per rappresaglia.

Roveno fu arrestato assieme alla zia Ada Zucchelli e ad Irma Pedrielli il 14 settembre nel corso dell’operazione di polizia in via Ponte Romano 34, ordinata dal Ten. Romeo Matteini, alla guida dell’Ufficio investigativo della 23a Brigata nera “Facchini”, a seguito di una spiata di vicini di casa.  Nel conflitto a fuoco scatenato dal rifiuto di consentire la perquisizione dell’appartamento, fu ferito il milite Pietro Masi e vennero uccisi i partigiani Sergio Galanti ‘Rada’, Renato Martelli ‘Renato’ e Angiolino Castagnini ‘Tito’.

I tre arrestati, portati alla caserma Borgolocchi, furono interrogati e torturati per giorni, fino a che alle 8.00 di mattina del 19 settembre 1944, quando vennero condotti al Poligono di Tiro e lì giustiziati.

Lo zio materno Duilio, fratello di Ada, appartenente alla 63a brigata Bolero Garibaldi, arrestato il 12 settembre e rinchiuso nella stessa caserma, fu liberato il giorno dopo la fucilazione della sorella e del nipote, il 20 settembre 1944.

Dalla apposita Commissione regionale Roveno Marchesini fu riconosciuto partigiano dal 10/9/43 al 19/9/44.

Note :

(1) Vedi testimonianza di Sonilio Parisini in La Resistenza a Bologna, vol V, pag. 936.

Bibliografia e Sitografia :

– Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919- 1945)  1985 Bologna ISB

-Bergonzini La svastica a Bologna.Settembre 1943-aprile 1945. Edizioni Il Mulino 1998

-Bergonzini- L. Arbizzani La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti. Vol.1-5 Istituto per  la storia di Bologna, 1969. Testimonianza di Sonilio Parisini pagg.933-937.

-Renata Viganò Donne della Resistenza, ed. S.T.E.B. – Bologna

http://www.storiaememoriadibologna.it/

http://www.storiaememoriadibologna.it/files/vecchio_archivio/ 

https://storiedimenticate.wordpress.com/ 

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