L’arresto.

Nella notte tra il 3 e il 4 settembre 1944 le brigate nere arrestarono gli esponenti del PdA nei loro letti o nei luoghi che erano soliti frequentare per svolgere la loro attività cospirativa. Le brigate nere arrestarono ventidue esponenti: Massenzio Masia, Enrico Bernardi, Armando Quadri, Luigi Zoboli, Pietro Zanelli, Orlando Canova, Massimo Massei, Sante Caselli, Giorgio Chierici, Nazario Sauro Onofri, Alberto Zoboli, Iolanda Benini, Umberto Zanetti, Sario Bassanelli, Arturo Gatto, Sergio Forni, Anselmo Ramazzotti, Giosuè Sabbadini, Gino Onofri, Mario Giurini, Giancarlo Canè e Leda Bastia.

L’arresto
Sario Bassanelli. Foto Fondo ANPI, Istituto Parri BO
L’arresto
Armando Quadri Foto Fondo ANPI, Istituto Parri BO
L’arresto
Arturo Gatto. Foto Fondo ANPI, Istituto Parri BO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riuscirono invece a sfuggire alla cattura Mario Santarelli, Giuseppe Barbieri, Antonio De Biase, Antonio Boni, Carlo Muzzi, Mario Forcellini, Romolo Trauzzi e Mario Bastia.

I ventidue arrestati furono smistati nelle celle delle caserme di Porta d’Azeglio, di via Borgolocchi e di via Magarotti (Via dei Bersaglieri, oggi). Quando vennero condotti nei locali dell ‘ U.P.I. (Ufficio Politico Investigativo), essi trovarono ad attenderli i due loro “compagni”, che vestivano però divise militari. Scoprirono così che “Aquila Nera” (alias Ivo Zampadelli, o Zampellelli come lo indica N. S. Onofri, nel suo opuscolo Due spie nel Partito d’azione) e “Paolo”, Paolo Kessler, erano in realtà ufficiali delle Brigate Nere. Erano stati loro a consegnare al comando dell’U.P.I. l’elenco dei componenti del Partito d’Azione.

Il giorno 7 settembre 1944, il capo dell’U.P.I., il Tenente colonnello Angelo Serrantini ed il Comandante provinciale della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana), Colonnello Giuseppe Onofaro, inviarono al Comando generale della G.N.R., al Comando Tedesco di via S. Chiara e ad altri uffici politici e militari, una relazione dettagliata sull’arresto dei ventidue militanti del Partito d’Azione, in cui spiegavano come in pochi mesi “una persona di  fiducia” del loro Ufficio era riuscita a prendere contatto con alcuni esponenti del C.L.N. e del Partito d’Azione (P.d.A.) e ad infiltrarsi, riuscendo a decapitare la giovane organizzazione bolognese del Partito. Il resoconto sostanzialmente coincide con la testimonianza resa poi da Tartarotti nell’ interrogatorio depositato alla Magistratura subito dopo il suo arresto.

 

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