La fucilazione del 27 gennaio 1944
Il 27 Gennaio 1944 avvenne dunque la terza fucilazione al Poligono di tiro di Bologna di via Agucchi 98.
Il famigerato Tartarotti, che comandava la scorta cui furono affidati i condannati per essere tradotti al Poligono e giustiziati, arrestato e processato lui stesso all’indomani della liberazione di Bologna, raccontò durante il suo interrogatorio le concitate fasi del trasporto e della fucilazione di questi otto antifascisti.

A pomeriggio inoltrato i detenuti politici furono prelevati da san Giovanni in Monte e caricati su un autocellulare che, data l’ora, procedette a velocità sostenuta verso la Via Emilia, sbandando però all’altezza di via Agucchi. Uno dei prigionieri, Bartolini secondo Tartarotti, approfittò dello scossone per sottrargli la pistola, mentre lui nel frattempo aveva perso l’equilibrio. Bartolini sparò, ma riuscì a ferire Tartarotti solo ad una coscia. Mentre la macchina si fermava di botto e Tartarotti sveniva, Ezio Cesarini con le mani ammanettate dette un colpo sulla testa ad una delle guardie, aprì con una spallata una delle portiere e tentò la fuga con altri due compagni. Alcune guardie, scese a loro volta dall’auto, lanciarono una bomba a mano contro i fuggitivi; Cesarini fu colpito dalle schegge ad un braccio, gli altri due si fermarono, arrendendosi. Poi tutti furono di nuovo caricati in auto e condotti al Poligono, dove furono fucilati da un plotone d’esecuzione comandato dal tenente della G.N.R. Guerrino Bettini di Imola, che aveva richiesto questo “onore” al nuovo federale Torri.



