La fucilazione del 30 agosto del ’44.

La maggior parte degli uomini sui quali scattò la rappresaglia furono prelevati all’alba di mercoledì 30 agosto 1944 dal carcere di San Giovanni in Monte dalla Compagnia Autonoma Speciale del Capitano Renato Tartarotti, e proprio al “Cap. C.A.S.” (Capitano  della Compagnia Autonoma Speciale) risultano affidati i detenuti al rilascio dal carcere, nella registrazione effettuata sui fogli matricola d’ uscita, come abbiamo visto al §. 5.0.

Matricola d'uscita dal carcere di San Giovanni in Monte di Sghinolfi. Foto nostra.
Matricola d’uscita dal carcere di San Giovanni in Monte di Alfonso Sghinolfi. Foto nostra.
Matricola d'uscita dal carcere di San Giovanni in Monte di Renato Sordi. Foto nostra.
Matricola d’uscita dal carcere di San Giovanni in Monte di Renato Sordi. Foto nostra.

 

 

 

 

 

 

Matricola d'uscita dal carcere di San Giovanni in Monte di Celestino Garagnani. Foto nostra.
Matricola d’uscita dal carcere di San Giovanni in Monte di Celestino Garagnani. Foto nostra.
Matricola d'uscita dal carcere di San Giovanni in Monte di Luciano Bracci. Foto nostra.
Matricola d’uscita dal carcere di San Giovanni in Monte di Luciano Bracci. Foto nostra.

 

 

 

 

 

 

Fu sempre la polizia speciale di Tartarotti ad occuparsi di selezionare i persicetani da condannare a morte assieme agli altri, Bussolari, Pietrobuoni e Atti, rassegnandosi a non portare con sè Rinaldo Veronesi, col busto ingessato, solo per lo spirito d’iniziativa di una suora, che chiamò ad intervenire a favore del ferito il medico di guardia dell’ospedale civile di San Giovanni in Persiceto, il radiologo Dott. Augusto Monari. Con grande coraggio egli si oppose al trasferimento del partigiano, appellandosi anche alla convenzione di Ginevra, che vietava l’applicazione della pena di morte ai feriti. E alla fine la ebbe vinta, anche se le BBNN, rivolgendosi a Veronesi, gli promisero che comunque non l’avrebbe fatta franca ancora per molto tempo (1).

Probabilmente i persicetani furono fatti confluire a San Giovanni in Monte, per essere portati al Poligono insieme agli altri. Così farebbe pensare la testimonianza di Modesto Cornale (2), che era in carcere in attesa della deportazione in Germania, e ricordò d’aver visto e sentito gridare Gaetano Bussolari, mentre lo trascinavano fuori.

 

Il comunicato della fucilazione comparso su “L’Avvenire”, decisamente più sobrio nella formulazione rispetto al “Carlino”.
Il comunicato della fucilazione comparso su “L’Avvenire”, decisamente più sobrio nella formulazione rispetto al “Carlino”.

 

Tradotti al Poligono di tiro, i dodici uomini così rassemblati furono portati davanti al plotone d’esecuzione, dove fu loro concessa l’assistenza religiosa di Don Luciano Gherardi, che era stato prelevato da Tartarotti a San Lazzaro di Savena, il quale dette conforto a credenti e non credenti nell’imminenza della loro fine.

Zanasi Cesare.Fondo Fotografico ANPI, Istituto Parri, Bologna.
Zanasi Cesare.Fondo Fotografico ANPI, Istituto Parri, Bologna.
Nanni Luciano. Fondo Fotografico ANPI, Istituto Parri, Bologna.
Nanni Luciano. Fondo Fotografico ANPI, Istituto Parri, Bologna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dei dodici antifascisti, quasi tutti erano originari dell’hinterland bolognese: tre soli erano di Bologna : Nanni Luciano, Musi Giocondo, Bracci Luciano ; uno era originario di Ancona, Sordi Renato; mentre Zanasi Cesare e Atti Floriano erano di Bentivoglio, i fratelli Garagnani Arturo  e Celestino di Castello di Serravalle, Sghinolfi Alfonso di Monteveglio e Bentivogli Renato, Pietrobuoni Agostino, Bussolari Gaetano, come sappiamo già erano persicetani.

All’esecuzione erano presenti Renato Tartarotti e Pietro Torri, comandante della brigata nera “Facchini”, mentre il plotone era formato da ragazzi giovanissimi.

Schinolfi Alfonso.Fondo Fotografico ANPI. Istituto Parri, Bologna.
Schinolfi Alfonso.Fondo Fotografico ANPI. Istituto Parri, Bologna.
Sordi Renato. in www.ciportanovia.it
Sordi Renato. in www.ciportanovia.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pare che Torri, che avrebbe dovuto comandare il plotone d’esecuzione,  all’ultimo momento non se la sia sentita e sia stato sostituito da Renato Tartarotti, che a detta di testimoni, si vantò in seguito di aver scaricato tutto il caricatore del suo mitra. Al processo presso la C.A.S. (Corte d’Assise Straordinaria) che poi lo condannò a morte –vedi §. 14.0. e segg.– Tartarotti negò invece le sue responsabilità in merito. Lo inchiodò  la testimonianza di un suo collaboratore nella Compagnia Autonoma Speciale, Alberto Gamberini. Riportiamo nella foto sotto uno stralcio del verbale della sua deposizione, contenuto nel fascicolo di Tartarotti, all’Archivio di Stato di Bologna :

La sintesi della testimonianza di A. Gamberini, allegata al verbale dell'interrogatorio di Renato Tartarotti, nel fascicolo a lui dedicato, presso l'Archivio di Stato di Bologna.
La sintesi della testimonianza di A. Gamberini, allegata al verbale dell’interrogatorio di Renato Tartarotti, nel fascicolo a lui dedicato, presso l’Archivio di Stato di Bologna.

 

Note :

(1) Notizia riportata in  Fascismo e Antifascismo, Guerra, Resistenza e Dopoguerra nel Persicetano.Materiali editi ed inediti per la storia del venticinquennio 1919-1945. A cura di Mario Gandini. Comune di San Giovanni in Persiceto, settembre 1995. Proprio in previsione di un nuovo tentativo fascista di mettere le mani su Rinaldo Veronesi (il partigiano Giuseppe), i suoi compagni organizzarono la sua liberazione, portandolo via dall’ospedale nel settembre del ’44.

(2) Modesto Cornale, classe 1923, era in carcere, in attesa di essere deportato in Germania, perché condannato a seguito dell’assalto partigiano alla caserma della Croce di Casalecchio, per la quale furono processati per direttissima tutto il corpo di guardia e tutte le sentinelle perché non avevano opposto resistenza. In Fascismo e Antifascismo, Guerra, Resistenza e Dopoguerra nel Persicetano.Materiali editi ed inediti per la storia del venticinquennio 1919-1945. A cura di Mario Gandini. Comune di San Giovanni in Persiceto, settembre 1995.

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