Ezio Cesarini , un giornalista scomodo
Nato a Montebello Vicentino (VI) il 28-8-1897 da Metello ed Eulalia Elodia Fuselli, veneto per nascita, ma bolognese di adozione, Ezio Cesarini fu conosciuto fin da giovane per le convinzioni socialiste che poi, nel 1916, a diciannove anni di età, lo spinsero a partecipare ad una manifestazione anti-interventista contro il Giornale del mattino, a seguito della quale venne schedato e condannato a due anni e 20 giorni di reclusione e tenuto sistematicamente sotto il controllo della polizia, passibile di arresti preventivi in caso di disordini o fatti gravi.
Richiamato alle armi nel 1917, fu combattente nella I guerra mondiale, tornandone a casa invalido per aver perso alcune dita di una mano. Dal ’20, già diplomato alle superiori, frequentò i corsi de L’Umanitaria, la scuola del movimento cooperativo e sindacale, dove ricevette la formazione politica dei quadri dirigenti socialisti.
Grande appassionato di giornalismo, nel 1925 divenne segretario di redazione de Il Resto del Carlino . Nel ’27 chiese e ottenne la tessera del PNF, quando divenne obbligatoria per i giornalisti, si sistemò alla cronaca nera del quotidiano bolognese e nel contempo fu cancellato dall’elenco dei sovversivi posti sotto il controllo degli agenti di sicurezza.
Ma il 31 dicembre del ’33, quando Arpinati, leader del fascismo bolognese, fu emarginato dal partito e mandato al confino, Cesarini fu licenziato dal giornale e gli venne ritirata la tessera del PNF, finendo con altri vittima dell’epurazione che toccò
a tutti coloro che erano stati vicini politicamente all’ex-segretario del PNF.
Dopo l’espulsione dall’attività giornalistica, per riavere la tessera del partito e poter riprendere a lavorare, partecipò come volontario alla guerra in Etiopia, arruolandosi in un reparto di camicie nere. In Africa Orientale, collaborò alla fondazione e alla redazione del Giornale di Addis Abeba. Quando fece ritorno in Italia, gli fu restituita la tessera del PNF e rientrò a Il Resto del Carlino.
Bastò però che Alfredo Leati, segretario federale del PNF bolognese, lo notasse salutare per strada l’ex-sindaco socialista di Bologna, Francesco Zanardi, per procurargli l’ennesimo ritiro della tessera e la perdita del lavoro al quotidiano bolognese, senza nemmeno ottenere la liquidazione.
Per vivere chiese e ricevette sussidi dal sindacato fascista dei giornalisti. Riammesso nel PNF, il 13/3/39 fu riassunto al giornale e non ebbe problemi fino alla caduta del governo Mussolini, il 26 luglio del ‘43, quando partecipò al comizio riunito in piazza Vittorio Emanuele II (oggi piazza Maggiore) a Bologna per inneggiare alla caduta del regime, divenendone uno dei protagonisti. Anche dopo l’8/9/’43 fu uno dei pochissimi giornalisti che non si presentò al giornale, per non collaborare con tedeschi e fascisti.
Presa la decisione di stabilirsi nel Sud Italia, oramai liberato dal fascismo, decise di richiedere la liquidazione non ricevuta dopo il licenziamento a Il Resto del Carlino, che gli venne riconosciuta. Recatosi alla sede per ritirarla, trovò invece i militi della polizia fascista (G.N.R.) che lo arrestarono e lo rinchiusero nel carcere di San
Giovanni in Monte, nel centro di Bologna.
Il 27 gennaio 1944, durante la permanenza in carcere, fu scelto tra i reclusi destinati ad essere processati per la rappresaglia seguita all’attentato contro Eugenio Facchini, ma prima di essere tradotto al Poligono di tiro per essere giustiziato, scrisse cinque lettere dedicate ai familiari più stretti: alla moglie, alle sorelle e al fratello Mario, che oggi sono conservate all’istituto Parri e visibili in rete (http://www.ultimelettere.it/) e che noi riportiamo in calce.
Nel pomeriggio del 27 gennaio ’44 fu prelevato dal carcere assieme agli altri condannati da Renato Tartarotti ed altri militi, per essere trasferito al prato della fucilazione del tiro a segno di Borgo Panigale. Ezio Cesarini dette vita ad un vano tentativo di fuga, ma fu fermato da una bomba a mano e passato per le armi.
Cesarini fu riconosciuto partigiano nella brg. Matteotti città dal 9/9/’43 al 27/1/’44 e gli fu attribuita la medaglia d’argento al valore militare con la seguente motivazione: «Ardente patriota, attivamente ricercato dai nazifascisti, dava prezioso apporto alla causa patriottica, distinguendosi in molteplici circostanze per coraggio, entusiasmo e fattive iniziative. Scoperto ed arrestato a Bologna mentre svolgeva una pericolosa missione affidatagli dal “Centro” di Roma, e condannato a morte per vile rappresaglia, affrontava virilmente il martirio, facendo sereno olocausto della sua vita per il riscatto della Patria e della libertà». Bologna, settembre 1943 – gennaio 1944.
Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna.
Nell’atrio della sede storica de “il Resto del Carlino”, in via Gramsci, era stata apposta una lapide che riportava la seguente epigrafe: «Ezio Cesarini/ Giornalista/lottò e morì/ perché l’Italia fosse libera/ Iniqua sentenza/lo trasse davanti al plotone fascista/ il 29 gennaio 1944/L’Associazione Stampa Emiliana/ fiera del suo glorioso caduto/ ricorda con lui il pubblicista/ Nino Giovanni Brizzolara / vittima dello stesso odio di parte» .Quando però il giornale si trasferì in via Mattei fu smontata e mai più ricollocata.
Testo:27-1-1944 Mia adorata Enna,negli ultimi istanti del grande trapasso ho ancora la ventura di indirizzarti al
mio pensiero. Il destino è stato brutale e tu devi rassegnarti per il bene dei nostri figli. Non avere in nessun istante paura della mia sorte.Se in questo momento una cosa mi disturba è il pensiero per te. Ma sono certo troverai la forza per superare questa tetra parentesi della nostra vita [Seconda pagina] Ti sono grato per l’affetto e la dolcezza […] durante la nostra vita coniugale Non rammentare ai figli che io sono stato ucciso Ciò è perché sono certo che vivrò eternamente nei loro cuori.Se Metello può si rechi da Giovanni e porti il mio saluto.Baci Ezio
Testo : 27-1-1944 mie care sorelle Bice Vera Elsa Il mio pensiero affettuoso rivolgo a voi e ai vostri mariti.
Dite a Elio, Mario, Peppino, Leonardo, Franco, Luciano e Maria Antonietta, Cicci e Cesare di non vergognarsi della fine dello zio. Alla cara zia Margherita porgetele un bacio ed auguri a tutta la famiglia.Fate quello che potete per i miei ed assistete Enna. A Paola di Roma e di Ancona il mio saluto.Vi abbraccio Ezio fratello vostro
Testo :ore 12 del 27/1/44 Caro Mario, prima di morire ho fatto acquistare un fiasco di vino che lo ha pagato il latore del presente.Non voglio lasciare debiti e ti prego di rimborsare la spesa.Baci Ezio
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Biblografia e sitografia
- Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919- 1945) 1985 Bologna ISB
- Bergonzini La svastica a Bologna.Settembre 1943-aprile 1945. Edizioni Il Mulino 1998
http://www.ultimelettere.it/?page_id=52&ricerca=107&doc=141
http://www.storiaememoriadibologna.it/