20 settembre 1944, altra rappresaglia al Poligono.(in costruzione)

Il 20 settembre 1944 al Poligono di tiro di via Agucchi a Bologna avvenne un’altra fucilazione di gruppo, di cui i due quotidiani cittadini dettero notizia due giorni dopo, il 22 settembre. Carlino ed Avvenire, giornale della Curia, pubblicarono lo stesso comunicato della Militarkommandantur, che dell’accaduto fornì dati davvero lacunosi, per non dire reticenti.

 

La notizia della fucilazione del 20 settembre 1944 su "L'Avvenire" del 22-9-'44 con il comunicato della Militarkommandatur, identico a quello pubblicato sul "Carlino" (vedi ).
La notizia della fucilazione del 20 settembre 1944 su “L’Avvenire” del 22-9-’44 con il comunicato della Militarkommandatur, identico a quello pubblicato sul “Carlino” (vedi §. 7.6.). https://avvenireitalia.archivio-arcivescovile-bo.it/

 

Anzitutto per la prima volta non furono comunicati i nomi dei fucilati, ma se ne indicò solo il numero, undici. E benchè l’esecuzione venisse definita “contromisura” cioè rappresaglia, venne data una giustificazione generica delle ragioni della ritorsione, citando non ben identificate “proditorie aggressioni contro soldati germanici”, di cui venivano individuati come esecutori “elementi appartenenti a gruppi di comunisti o di partigiani, responsabili di parecchi assassinii”.

Come già avvenuto per altri episodi analoghi, furono scelti e portati al Poligono di tiro undici detenuti politici prelevati dal carcere cittadino di San Giovanni in Monte, che il comunicato del Comando tedesco di Bologna e Modena qualificava come rei confessi, sorpresi in flagranza di reato per “aver appartenuto a centri sovversivi ed aver partecipato ad atti terroristici e di sabotaggio.”

Grazie alla consultazione delle matricole del carcere di Bologna ed a confronti incrociati con altri documenti, fonti e riscontri (1) oggi è possibile dare l’elenco delle undici vittime di questa esecuzione capitale. Proprio l’elenco dei nomi spiega le ragioni della reticenza tedesca e dei giornali (uno dei quali, l’Avvenire, da lì a quattro giorni, con l’esecuzione del vertice del PdA bolognese, cesserà le pubblicazioni per protesta). Due dei fucilati infatti erano sacerdoti, i primi ad essere vittime di condanna a morte nella nostra provincia. Si trattava di Don Ildebrando Mezzetti, anziano parroco di San Martino in Pedriolo, frazione di Castel San Pietro, in provincia di Bologna, e di Don Natale Monticelli, giovane sacerdote della parrocchia di Monzone, una frazione di Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena.

Oltre ai due esponenti del clero cattolico furono passati per le armi Corrado Scardovi, un giovane del ’20 nato a Monghidoro, ma residente a Bologna, che faceva l’operaio verniciatore; Walter Stefani, di Sasso Marconi, che aveva militato nella brigata Stella Rossa “Lupo”; i due giovani cugini Zoboli Rolando e Caiumi (Cajumi) Alberto, entrambi meccanici poco più che ventenni, di Nonantola (prov. di Modena), dove furono arrestati ai primi di settembre, reduci dalla Repubblica di Montefiorino; Contri Mario, elettricista di Cento (Ferrara); Dragoni Giovanni, un frutticoltore vedovo di Argenta (prov. di Ferrara); il fruttivendolo ed agitatore politico ferrarese trentacinquenne Magoni Giovanni, il bracciante di San Marcello Pistoiese, alpino in Russia poi carabiniere Biondi Marcello, di 23 anni, catturato a Monte Oppio;  il ferroviere bolognese Bugatti Alberto, che ancor oggi il non aggiornato sito di Storia e Memoria di Bologna continua ad accreditare tra le vittime della strage di Marzabotto.

Matricola in entrata al carcere di San Giovanni in Monte di Bugatti Alberto. Foto nostra.
Matricola in entrata al carcere di San Giovanni in Monte di Bugatti Alberto. Foto nostra. Sotto la sua matricola d’uscita.Foto nostra.

 

Per quanto riguarda invece le cause che determinarono la rappresaglia, tenuto conto anche della diversa provenienza territoriale dei condannati a morte, possiamo ipotizzare la relazione con una serie di eventi, il più importante dei quali, avvenuto proprio il 19 settembre 1944, fu l’assalto e successiva distruttiva esplosione della polveriera di Villa Contri, a Bologna, occupata dai Tedeschi, di cui sui quotidiani non comparvero notizie nell’immediato, ma solo un trafiletto sul Carlino a distanza di giorni, il 3 ottobre 1944, contenente poche indicazioni generiche.

Tuttavia per tutto  il periodo di settembre, precedente a questa rappresaglia, si erano succeduti molti episodi di violenza che avevano visto coinvolte a ruoli alterni le diverse parti in causa, fascisti-nazisti e uomini della Resistenza, sia nel territorio provinciale bolognese, sia in quello delle province vicine, di cui diamo conto più avanti.

 

(1) Il registro delle morti del Comune di Bologna, il libro verde dell’Antifascismo bolognese più volte citato (Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese (1919-1945) a cura di L. Arbizzani), l’elenco morti e dispersi dell’archivio documentario ANPI presso Istituto Parri di Bologna.

 

Leggi il paragrafo successivo >

< Vai al paragrafo precedente

< Vai all’inizio del capitolo precedente

Chiudi il menu