Brunelli Adriano

Adriano Brunelli.Fondo fotografico ANPI, Istituto Parri, Bologna.

Anche Adriano Brunelli fu portato davanti al plotone d’esecuzione dai nazisti del comando SS di Bologna che non aveva ancora compiuto 19 anni.

Era infatti nato nel comune di Baricella, in provincia di Bologna, il 7 aprile 1924, da Vito e Clelia Magnani. A Baricella risultava ancora risiedere nel ’43, ma dal 12 maggio dello stesso anno era stato chiamato alle armi (in base alla circ. 219 G.M. 1943). Fino a quel momento il giovane era stato studente ed aveva frequentato le scuole superiori, portando a termine la II classe dell’Istituto per Geometri.

Adriano Brunelli rispose alla chiamata alle armi, presentandosi il 12 maggio 1943 immediatamente a Roma, dove lo avevano destinato, prendendo servizio presso il Deposito Reggimento Chimico, l’unico reparto di questo tipo esistente allora in Italia, di istituzione recente (1936) e che rimase operativo come reggimento autonomo solo a tutto il 1943, comprendendo sia militari preposti all’uso ed alla difesa da armi chimiche, ma anche all’addestramento delle altre armi e della popolazione in caso di attacchi chimici, oltre che plotoni lanciafiamme.

Cartolina militare del Reggimento Chimico di Roma-Coll. priv. M. Bergamaschi.
Cartolina militare del Reggimento Chimico di Roma-Coll. priv. M. Bergamaschi.

 

Quattro mesi dopo il suo arruolamento, ci furono l’armistizio e il conseguente sbandamento dell’esercito, a seguito del quale anche Adriano Brunelli tornò a casa, ma anziché nascondersi a Baricella, fu ben presto tra i giovani che sopra Poggiolforato, nella “casera” di La Cà, tentarono di dar vita al primo degli insediamenti partigiani del nostro Appennino ed al Distaccamento di Montagna “Carlo Pisacane” (vedi §.2.1.), attorno ad ex-militari che da un lato avevano maturato un’esperienza di guerra anche pluriennale, non solo durante il secondo conflitto mondiale, ma pure nelle guerre coloniali precedenti, uomini che -d’altro canto- erano anche militanti politici antifascisti fin dagli anni Trenta, spesso condannati dal Tribunale Speciale, ex-confinati ed ex-carcerati, come abbiamo visto nei §§. 2.1. e 2.2., cioè i vari Monaldo Calari, Umberto Rubbi, Libero Lossanti, ecc .

Matricola militare di Adriano Brunelli n° 39986.Archivio di Stato di Bologna.
Matricola militare di Adriano Brunelli n° 39986.Archivio di Stato di Bologna.

 

Sappiamo dalla testimonianza di uno di quei sei uomini, ossia Enrico Venzi (1), che fu lui a reclutare a Baricella Rino Gruppioni, un giovane del ’22, nativo di Sant’Agostino, in prov. di Ferrara, ma residente da tempo a Baricella. E’ possibile perciò che anche Adriano Brunelli, studente comunista (2), sia stato reclutato assieme a lui ed abbia deciso di andare in montagna, seguendo l’esempio di Rino Gruppioni.

Nel piccolo paese della bassa bolognese, infatti, subito dopo l’armistizio, i fratelli Gruppioni avevano iniziato a radunare attorno a loro un gruppo attivo di antifascisti, avevano cominciato a raccogliere armi e a fare i primi tentativi di organizzazione resistenziale: il più vecchio, Pietro, detto “Nanni”, stimato e rispettato da tanti militanti, rimase sul territorio, continuando ad operare in zona all’interno di quello che divenne il battaglione “Gotti” della IV brigata “Venturoli Garibaldi”, offrendo la propria casa come base partigiana e passando all’azione nell’estate del ’44 durante le attività di sabotaggio della trebbiatura. Il fratello più giovane, Rino Gruppioni, nome di battaglia “Spartaco”, collaborò inizialmente col fratello dal settembre del ’43, poi si fece convincere da Venzi a seguirlo sull’ Appennino per combattere alla macchia. In montagna Rino Gruppioni fu operativo nella zona di Madonna dell’Acero-Vidiciatico, anche dopo che il gruppo di Poggiolforato cominciò a smobilitare a causa delle difficoltà incontrate per avviare iniziative di lotta, ma anche per un eccesso di esposizione che ne aveva messo in pericolo la clandestinità, come abbiamo già raccontato.

Sappiamo che Brunelli, Formili e Romagnoli con qualche altro, in tutto una decina di uomini,  restarono nella zona di Cà Berna, intenzionati a rimanere anche dopo l’allontanamento degli “anziani” Lossanti, Rubbi, Venzi. La staffetta Cisiana Castelli li ricordava (3) solo il giorno prima della loro cattura, il 7 dicembre 1944, quando aveva portato loro il pane, impegnati a discutere su come nascondere le armi e riorganizzarsi.

Poi scattò contro di loro il rastrellamento tedesco e ci fu lo scontro a fuoco, durante il quale tutti furono presi dalle SS e solo  in due, Monaldo Calari e Nerio Nannetti,  riuscirono a fuggire e a nascondersi, sottraendosi all’arresto, trovando poi riparo nelle colline più basse e vicine alla città, dove successivamente con gli altri gruppi già lì stanziati, dettero vita alla 63ª brigata Garibaldi, poi divenuta 63ª Bolero Garibaldi.

Anche Rino Gruppioni decise di abbandonare la zona di Lizzano e di recarsi a combattere in Veneto, nella Valle del Vajont, dove entrò poi a far parte della divisione “Nannetti”, andando incontro a numerose traversie nel corso della guerra di Resistenza.

Una volta arrestato, Adriano Brunelli rimase nelle mani dei tedeschi fino al 18 dicembre 1943, non sappiamo con esattezza tenuto dove. E’ possibile, come per gli altri, che sia stato internato in presidi germanici diversi, uno in montagna, forse Porretta, forse l’Abetone, per essere interrogato, poi probabilmente fu trasferito nella sede bolognese delle SS di Via Santa Chiara, dove era situato anche il Tribunale tedesco di Guerra. Lì infatti fu condannato a morte come gli altri “per aver preso parte a gruppi di lotta partigiana e aver detenuto armi abusivamente”.

Dopo di che Adriano Brunelli risulta in ingresso a San Giovanni in Monte il 18 dicembre 1943, con matricola 8816, per ordine del «comando tedesco SS» e tenuto a sua disposizione. Da lì fu poi prelevato il 3 gennaio 1944 con gli altri tre giovani catturati con lui, portato al Poligono di Borgo Panigale e fucilato.

E’ stato riconosciuto ‘partigiano’ dal 9-9-’43 al 3-1-’44 dall’apposita commissione regionale, nel dopoguerra.

 

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(1) Vedi L. Bergonzini, L. Arbizzani La Resistenza a Bologna, testimonianze e documenti. vol. III, Ernesto Venzi, pagg. 278-285.

(2) Pier Giorgio Ardeni Cento ragazzi e un capitano: la brigata Giustizia e Libertà. In Parte Prima, cap.I, §.2 Partigiani alla macchia in ordine sparso.

(3) Vedi L. Bergonzini, L. Arbizzani La Resistenza a Bologna, testimonianze e documenti. vol. V, Cisiana Castelli alle pagg. 369-370.

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